Si è svolta ieri una riunione della Conferenza Territoriale Socio Sanitaria città metropolitana di Bologna. All’ordine del giorno, tra gli argomenti si discuteva di Professioni Sanitarie. Hanno partecipato i Presidenti dei Collegi Infermieri, Ostetriche, Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e AIFI Associazione italiana Fisioterapisti (sezione Regionale) per proseguire con l’interlocuzione con le istituzioni locali.
Di seguito il testo dell’intervento dei rappresentanti delle Professioni:
Sig. Presidente, Sig. Sindaci,
vorremo innanzitutto porgervi il nostro sentito ringraziamento per averci offerto l’opportunità di rappresentare in questa importante sede il nostro punto di vista e la nostra visione futura della sanità del nostro territorio.
Gli infermieri, le ostetriche, i fisioterapisti, i tecnici sanitari di radiologia medica, i professionisti sanitari tutti che ci onoriamo di rappresentare – circa 12.000 nell’area metropolitana bolognese – pensano di poter offrire il proprio contributo di sostanza e non di sola forma in questo difficile ed impegnativo passaggio per il nostro servizio sanitario pubblico.
La richiesta di interlocuzione con il mondo della politica, con gli organismi di programmazione e di indirizzo delle politiche sanitarie e, conseguentemente, la nostra presenza qui oggi, nasce dal fatto che i professionisti sanitari che rappresentiamo non possono più riconoscersi completamente nell’attuale contesto organizzativo della sanità cittadina e regionale.
Le indicazioni e gli obiettivi contenuti nel Patto per la Salute prendono correttamente atto del mutato contesto demografico ed epidemiologico e pongono specifica attenzione all’efficacia, all’appropriatezza, alla sostenibilità del Sistema. A fronte di tale principi universalmente condivisi, si rende ineludibile e non più procrastinabile la scelta di mettere in campo tutte le risorse che il SSR custodisce al proprio interno senza il pieno e totale utilizzo delle quali, tali obiettivi rischiano di diventare, sostanzialmente, irraggiungibili.
I contesti attuali dimostrano che non è più possibile rispondere a bisogni sempre più complessi (cronicità, multi-patologia) utilizzando modelli lineari come quello bio-medico.
Il numero significativo di professionisti sanitari presenti nella rete dei servizi, l’acquisizione da parte degli stessi di sempre maggiori competenze distintive di natura tecnicospecialistica, l’affermazione di nuovi modelli di presa in carico assistenziale, riabilitativa e tecnico-sanitaria fondati su dati di letteratura e su evidenze scientifiche, rappresentano una modalità concreta di risposta ai bisogni e alle domande di salute emergenti.
Questo dato è sotto gli occhi di tutti ma abbiamo la percezione che si fatichi a prenderne atto e ad assumere la decisione di trasformare situazioni contingenti in una scelta di sistema.
Il consolidamento delle buone prassi si rende ora indispensabile e non può che tradursi attraverso l’attuazione di modelli organizzativi e assistenziali di prevenzione,cura e riabilitazione e di una medicina di iniziativa per la cui realizzazione risulta determinante il ruolo delle professioni sanitarie nella duplice dimensione sia clinica che organizzativa.
La dimensione Clinica è concretamente rappresentata dai tanti esempi che le professioni sanitarie sono state in grado di mettere in campo in questi anni. Si pensi al contributo offerto nei diversi PDTA attraverso i modelli per intensità di cura o all’organizzazione per livelli di complessità che è in grado di rendere più appropriato l’utilizzo delle competenze professionali e di liberare risorse altamente specialistiche da dedicare ad attività e settori che ne sono attualmente carenti.
Più volte le stesse Direzioni Generali Aziendali hanno pubblicamente indicato tali prassi come determinanti per il buon esito degli interventi sanitari. Altrettanto può dirsi della presa in carico domiciliare nei piccoli e grandi Comuni del nostro territorio dove l’intervento a domicilio dei professionisti sanitari ha svolto e svolge una funzione di indispensabile raccordo con le strutture per acuti molto spesso vicariando le carenze strutturali della medicina di base.
E tuttavia, pur in presenza di una positiva è diffusa valutazione di queste buone prassi, queste riescono ancora a realizzarsi solo in contesti particolarmente favorevoli o sono dipendenti da iniziative più o meno sporadiche. L’auspicio e, anzi, più che un auspicio si tratta di una richiesta forte, è che queste scelte vengano elevate a SISTEMA con la piena e totale consapevolezza dalle istituzioni a tutela della salute dei cittadini.
In una frase, possiamo dire che è oramai necessario liberare tutte le energie contributive offerte dalle professioni sanitarie per garantire servizi più accessibili, più appropriati, maggiormente sostenibili e, al tempo stesso, parimenti sicuri.
La dimensione Gestionale, sulla quale poco ci sarebbe da aggiungere essendo sotto gli occhi di tutti – ormai da molti anni – la sua tangibile e consolidata applicazione nelle diverse realtà aziendali, rappresenta – nonostante ciò – un ulteriore versante su cui è giunto il momento di operare scelte determinate e non più rinviabili.
Il governo dei processi organizzativi e professionali, contribuisce ad assicurare la gestione integrata delle risorse umane e materiali, a governare i processi e le funzioni operative afferenti alle professioni sanitarie, a formulare ed attuare strategie organizzative per integrare le professioni di riferimento. Il che vuol dir sostanzialmente concorrere in maniera determinante alla definizione degli obiettivi di pianificazione strategica aziendale.
Si tratta, con senso di responsabilità, di prenderne atto e di tradurre tutto ciò in una reale e complessiva valorizzazione nella forma e nella sostanza collocando le direzioni professionali al livello strategico aziendale. La sanità a Bologna ha da sempre rappresentato un modello organizzativo e assistenziale all’avanguardia spesso esportato sia a livello regionale che nazionale.
Bologna e la sanità bolognese hanno bisogno di tornare ad essere un grande laboratorio e di sperimentare modelli organizzativi in cui il coinvolgimento e la responsabilità diffusa consentano di valorizzare le competenze di tutte le professioni presenti e di contribuire a rendere pienamente esigibile il diritto alla salute da parte dei nostri cittadini.
Noi, tutti, siamo pronti!
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