Sarà presentato domani a Padova, l’Atlante di patologia nella storia, un volume che raccoglie documenti di malattie, le più strane, le più spaventose negli esiti, patologie che oggi non esistono più. Curato da Alberto Zanatta, Gaetano Thiene, Marialuisa Valente e Fabio Zampieri, l’Atlante raccoglie la collezione presente al Museo di Anatomia Patologica dell’Università di Padova.
Il Museo di Anatomia Patologica nasce nel 1870 per volontà di Lodovico Brunetti (1813-1899), primo cattedratico di Anatomia Patologica a Padova, il quale arricchì i reperti provenienti dai vecchi gabinetti patologici di Fanzago e Cortese con nuove casistiche conservate con la tecnica della tannizzazione, brevettata da lui stesso. Negli anni il museo aumentò la propria collezione anche grazie ai successori di Brunetti, in particolar modo Bonome e Cagnetto, fino ad arrivare ai giorni nostri con oltre 1300 elementi, che, per rarità e casistica delle patologie, portano il museo ad essere uno dei più importanti e ricchi del suo genere.
Di forte impatto la sezione dei feti, impressionanti esseri con doppia faccia e cranio fuso, o con malformazione delle ossa craniche che determina la somiglianza con strani esseri alieni partoriti dalla fantasia di qualche sceneggiatore, fino ai gemelli siamesi incastonati uno dentro l’altro. Ci sono poi le anomalie che riguardano l’apparato scheletrico, quello respiratorio, il sistema nervoso e l’apparato cardiovascolare, malformazioni a carico del fegato e dell’apparato urinario, il tutto si traduce negli organi conservati negli appositi contenitori e direttamente osservabili nell’intero o nella sezione.
Il museo, oltre a essere un moderno strumento didattico, indispensabile sia nella formazione di studenti e ricercatori in patologia sia nel soddisfare l’interesse di curiosi non specializzati, fotografa nel tempo le patologie presenti a Padova e dintorni, delineando così da un lato i sensibili progressi che sono stati fatti dalla medicina nella lotta continua contro i processi morbosi. Dall’altro lato permette di capire e studiare a fondo lo stile di vita della popolazione negli anni e permette di preservare un archivio materiale, fonte di preziosissime informazioni visive e strutturali, sulle malattie del passato e del presente.
Fonte: Ansa
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