Pazienti con aritmie, che soffrono di scompenso cardiaco o che hanno avuto gli esiti di un infarto miocardico: da oggi è possibile monitorarli continuamente grazie a device impiantati sottocute (o con strumenti non impiantabili da tenere a domicilio) che inviano regolarmente i dati ad una centrale operativa dove questi vengono letti, interpretati e utilizzati in cado di necessità. Una equipe dedicata esamina i dati pervenuti. In caso di variazioni preoccupanti o che rendono necessarie modifiche della terapia, oppure accertamenti, i pazienti vengono contattati immediatamente, cogliendo le prime avvisaglie o intrercettando eventuali problematiche prima ancora che si presentino.
Accade al Policlinico Casilino di Roma, che ha scommesso da anni sulla telemedicina: qui oggi circa 2.000 pazienti cardiopatici vengono monitorati h24 dai loro ‘cardiologi a distanza’. “Il programma è iniziato 6-7 anni fa – racconta all’AdnKronos Salute Leonardo Calò, direttore Uoc di Cardiologia del Policlinico Casilino – e nel tempo è cresciuto. Assicurando ai pazienti un monitoraggio continuo e la capacità di intervenire correggendo la terapia, o lo stile di vita, in caso di bisogno”.
Ma come reagiscono i pazienti 2.0? “Tutti sono molto contenti: si sentono più controllati. E il sistema – assicura Calò – non presenta difficoltà nemmeno per i pazienti più anziani: sanno di poter contare in ogni momento su un medico e questo li rassicura”.
Una novità clinica e organizzativa che permette di ridurre al minimo gli ingressi e i ricoveri in ospedali dei pazienti cronici, assicurando loro una gestione ottimale della terapia. Con un risparmio notevole: “Monitorare un soggetto in questo modo costa, nel caso dello scompenso cardiaco, fino a 1.000 euro l’anno, contro gli 800-1.200 euro al giorno di un ricovero per problematiche cardiologiche”. Problematiche che, di solito, “richiedono permanenze anche piuttosto lunghe in ospedale, parliamo di diversi giorni, e che con la telemedicina si possono evitare”, conclude Calò.
Fonte: Adnkronos