Si chiama Andrea, ha 36 anni e un lavoro in un call center. Ma quando 21 anni fa ricevette il cuore di Nicholas Green i medici non vedevano speranze per lui. “Oggi vivo una vita normale grazie a Nicholas”, racconta all’ANSA.
Nicholas Green, il bambino americano ucciso a 7 anni il 29 settembre del 1994 da malviventi che hanno sparato all’auto sulla quale viaggiava assieme alla famiglia sulla autostrada Salerno-Reggio Calabria. I genitori scelsero di donare i suoi organi salvando la vita a 7 persone in attesa di trapianto.
Andrea aveva 15 anni nel 1994, ma ne dimostrava molti meno a causa di una cardiopatia congenita dovuta all’assenza di un ventricolo. In particolare questo provocava una mancata crescita e difese immunitarie bassissime, perché disperdeva proteine e immunoglobuline. Per questo necessitava di continue trasfusioni”, spiega Francesco Parisi, direttore dell’Unità di chirurgia toracica dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, dove il delicato trapianto venne realizzato il 2 ottobre del 1994.
Nell’ottobre 1994 però la sua vita cambiò. “Come tutti gli italiani, avevo sentito al telegiornale la notizia della morte di Nicholas e della decisione di donarne gli organi”, ricorda Andrea. “Andavo all’ospedale un giorno sì e uno no, e avevo fatto tantissimi interventi, ma mi avevano detto che il mio cuore non reggeva più. Quando seppi della decisione della famiglia Green, sperai di poter essere io il destinatario di quel cuore”. La conferma la ebbe 24 ore dopo dai medici: “la gioia di aver una prospettiva di vita si mischiava alla paura dell’intervento”, racconta. Ma non c’era altra scelta.
(Ansa)