In Italia, come in altri Paesi dell’Occidente, l’offerta di giochi d’azzardo è in continuo aumento ed è sempre più diversificata, tanto che quella che in passato era un’abitudine riguardante una ristretta fascia di persone, è, di fatto, divenuta alla portata di tutti. Ma, in parallelo all’espansione del fenomeno sociale, aumenta in proporzione anche il numero di persone che perdono il controllo del gioco, che non hanno più il senso del limite e che manifestano una vera e propria forma di dipendenza (1).
Il fenomeno seppur in crescita e con significative ripercussioni sulla vita delle persone e delle famiglie, è sottovalutato poiché si tende a pensare che il “gioco d’azzardo” sia quello condotto all’interno di certi casinò oppure in ambienti in cui si sfrutta l’illegalità mettendo in gioco grosse somme di denaro.
Il termine azzardo deriva dall’arabo az-zahr, che significa dado: infatti i più antichi giochi d’azzardo si facevano utilizzando dadi scommettendo sul numero che sarebbe uscito. Il gioco d’azzardo consiste nello scommettere beni, per esempio denaro, sull’esito di un evento futuro: per tradizione le quote si pagano in contanti. Il giocatore d’azzardo, pertanto, può essere chiunque. Questo evento può verificarsi nell’ambito di un gioco di società come la roulette o di una gara, come le corse dei cavalli, ma in linea di principio qualsiasi attività che presenti incertezza sul risultato finale si presta a scommesse e quindi può essere oggetto di gioco d’azzardo. Nella rete il gioco d’azzardo prospera: esistono casinò virtuali, esistono siti con le recensioni di questi ultimi, comunità di giocatori e forum di discussione dedicati ad appassionati scommettitori (2).
La “Ludopatia”
Il gioco d’azzardo (scommessa di somme di denaro in contanti in giochi che hanno un esito incerto) è definito “patologico” quando il piacere del gioco diventa un incontrollabile impulso che degenera in una serie di problematiche che incidono non solo sulla salute psicofisica del soggetto giocatore, ma anche sulla sua vita familiare, sociale e lavorativa. Secondo i dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, la ludopatia coinvolge il 3% della popolazione adulta, ovvero un milione e mezzo di italiani (1).
La dipendenza da gioco si colloca nel Manuale dei Disturbi Mentali tra i “disturbi del controllo degli impulsi” ed è caratterizzato dall’incapacità di resistere alla tentazione “persistente, ricorrente e maladattiva” di giocare somme di denaro elevate (3).
Il problema della dipendenza del gioco ha due dirette conseguenze evidenti:
- gestione dei soldi giocati: in caso di perdite evidenti il rischio concreto si traduce in seri problemi economici personali e/o familiari
- deterioramento delle attività personali, familiari e lavorative
La persona con ludopatia, infatti, per soddisfare la dipendenza e l’impulso irrefrenabile a giocare, mette inevitabilmente in discussione tutte le attività più importanti della propria vita, dalle relazioni affettive, alla resa in ambito di lavoro, al rendimento scolastico. Il meccanismo è semplice: la persona ha un’impulso, una compulsione, a giocare poiché quest’attività produce emozioni positive alle quali non si riesce a rinunciare. Spesso, infatti, si continua a giocare nonostante gli ingenti sforzi per controllare, ridurre o interrompere il comportamento. Tali emozioni possono divenire vere e proprie eccitazioni che necessitano, in molti casi di puntate di somme sempre più elevate. Nel tentativo di recuperare le somme perse, la persona è costretta ad effettuare altre puntate, in un circolo vizioso che sfocia sempre in danni economici, in prestiti di somme di denaro, in comportamenti antisociali quali la contraffazione, la frode, il furto. Molte persone soffrono anche di altri disturbi, tra cui il più comune è la Depressione, ma anche alcuni disturbi di personalità caratterizzati da impulsività, quali il disturbo borderline e il disturbo narcisistico di personalità (3).
A tutto ciò va aggiunto il dilagare di sale gioco e slot machine nei locali pubblici, con un conseguente incremento esponenziale del fenomeno, sia negli adulti che negli adolescenti.
Tipi di giocatori
Sono tre le tipologie tipologie di giocatori (1):
- sociale che è mosso dalla partecipazione ricreativa, considera il gioco come un’occasione per socializzare e divertirsi e sa governare i propri impulsi distruttivi;
- problematico in cui, pur non essendo presente ancora una vera e propria patologia attiva, esistono dei problemi sociali da cui sfugge o a cui cerca soluzione attraverso il gioco;
- patologico in cui la dimensione del gioco è ribaltata in un comportamento distruttivo che è alimentato da altre serie problematiche psichiche;
- patologico impulsivo/dipendente in cui i gravi sintomi che sottolineano il rapporto patologico con il gioco d’azzardo sono talvolta più centrati sull’impulsività e altre volte sulla dipendenza.
I sintomi
Esistono dei veri e propri segnali che possono far capire la dipendenza (1):
- il pensiero di giocare è continuo;
- impulso alla rivincita quando si perde;
- sensi di colpa per la perdita di somme di denaro;
- tendenza a nascondere il “vizio”;
- casi di litigi in famiglia per colpa del gioco;
- incapacità di gestire il denaro se non per giocare
- problemi nella vita di coppia per le ripercussioni delle giocate
Persone a rischio
Tra tutte le persone, gli over65 sono i più coinvolti nel problema. In una recente ricerca “Anziani e azzardo” (4) condotta dal Gruppo Abele, Auser Nazionale e Libera, ha avuto quale obiettivo l’esplorazione del comportamento di gioco d’azzardo tra la popolazione over 65 in 15 regioni d’Italia. Il 70,7% dei partecipanti all’indagine ha giocato d’azzardo almeno una volta nel corso dell’anno precedente lo studio; tra i vari giochi, quelli maggiormente utilizzati sono il Gratta e Vinci e lotterie istantanee, Lotto e Superenalotto. In tema di giochi preferiti, è il 30% circa dei giocatori over 65 a prediligere giochi come Lotto e Superenalotto, il 26,6% Gratta e vinci e lotterie istantanee, il 15% il Totocalcio e totip, il 10,2% i Giochi di carte a soldi, il 3,8% Slot e Video lottery. I luoghi presso cui si gioca d’azzardo sono prevalentemente Ricevitorie e Tabaccherie, seguiti da Bar, abitazione privata e Centri commerciali. Gli over 65 dichiarano di giocare prevalentemente per Vincere denaro (45,3%), per Divertimento (19,7%), per Incontrare persone (8,8%).
La dipendenza può essere curata
Quando il gioco diventa dipendenza, siamo di fronte ad una vera e propria malattia. Una malattia che però si può curare. I SerT (Servizi per le dipendenze patologiche delle Aziende Usl hanno specifiche equipe (composte da medici, psicologi, assistenti sociali, educatori, infermieri) che si occupano di diagnosi e cura del gioco patologico (5).
L’accesso al SerT è gratuito e diretto: non si paga alcun ticket nè ci vuole la richiesta del medico di famiglia. E’ garantito, se richiesto, il pieno rispetto dell’anonimato. I professionisti del SerT sono tenuti in ogni caso alla riservatezza. La presa in carico della persona con dipendenza da gioco d’azzardo è prevalentemente di tipo psicologico, con trattamenti individuali e di gruppo. Come in tutte le forme di dipendenza, l’assistenza alla persona può prevedere il coinvolgimento della famiglia o della coppia.
Il Piano regionale di contrasto e prevenzione
Approvato nel marzo 2014 all’unanimità dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna, il Piano integrato per il contrasto, la prevenzione e la riduzione del rischio di dipendenza dal gioco patologico 2014-2016 ha tra i suoi obiettivi la realizzazione di progetti di prevenzione e sensibilizzazione sul rischio di dipendenza da gioco.
Nel settembre 2014, con il coinvolgimento di Comuni ed esercizi commerciali è partita la fase operativa del Piano attraverso la diffusione del marchio “Slot Free ER”.
Tra i punti qualificanti del Piano c’è infatti il coinvolgimento, in un circuito virtuoso, degli esercizi commerciali (come bar, tabaccherie e circoli ricreativi) che operano sul territorio regionale, per ridurre i luoghi e le occasioni di gioco con le slot machine e i totem per il gioco on line, due tra le modalità più diffuse. Gli esercenti che intendano aderire all’iniziativa possono fare richiesta al Comune del territorio dove svolgono l’attività: in alcuni casi rivolgendosi agli Urp (Uffici relazioni con il pubblico) comunali, in altri agli Sportelli unici per le attività produttive. E’ il Comune poi, dopo una breve istruttoria, a rilasciare la vetrofania.
Previsti inoltre corsi obbligatori di formazione rivolti al personale delle sale da gioco, per favorire una responsabilità sociale “diffusa” verso i giocatori più fragili e sui rischi della dipendenza da gioco d’azzardo. Altri corsi di formazione sono rivolti anche al personale sociale e sociosanitario dei Comuni (operatori di Sportelli sociali, Centri per le famiglie) e agli agenti delle Polizie locali per informarli sui rischi del gioco d’azzardo e sui percorsi di cura, in modo da favorire se possibile il riconoscimento precoce del problema e orientare il cittadino verso i servizi di cura.
Fonti bibliografiche
- http://www.insalutenews.it/in-salute/quando-il-gioco-diventa-una-malattia/
- https://it.wikipedia.org/wiki/Gioco_d%27azzardo
- http://www.ipsico.it/sintomi-cura/dipendenza-da-gioco-azzardo/
- http://images.auser.it/IT/f/img_biblioteca/img89_b.pdf
- http://salute.regione.emilia-romagna.it/salute-mentale-e-dipendenze-patologiche-1/dipendenze-patologiche/gioco-dazzardo