L’erogazione di interventi infermieristici di comprovata efficacia, ossia di una assistenza basata sulle evidenze è un presupposto ormai assodato, anche alla luce di quanto disposto dall’articolo 11 del codice deontologico del 2009.
I modelli che descrivono le modalità con cui, a fronte di specifici quesiti, debba essere consultata la letteratura biomedica, generalmente descrivono tra le fonti consultabili studi di carattere quantitativo. Questi sono studi che misurano e quantificano i fenomeni, come i benefici derivanti da un intervento di prevenzione o di trattamento, piuttosto che la pericolosità di fattori di rischio o la capacità di fattore prognostico di cambiare la storia di una patologia.
Pur essendo una fonte fondamentale di conoscenze per la professione infermieristica, la ricerca quantitativa manca completamente di cogliere le esperienze ed i significati che le persone che sperimentano la malattia o le condizioni di interesse infermieristico, vivono e sperimentano. Mancano cioè della possibilità di cogliere altri punti di vista e informazioni, che pure sono estremamente importanti, per realizzare una assistenza infermieristica finalizzata ad ottimizzare gli esiti degli assistiti e a valutare la complessità del caring infermieristico.
E’ questo l’enorme e fondamentale contributo che la ricerca qualitativa riesce ad assicurare all’assistenza infermieristica, fornendo una prospettiva ricca all’interno dei comportamenti umani (Guba & Lincoln 1988) e focalizzandosi sulle testimonianze dei soggetti, che possono cogliere aspetti importanti della esperienza umana, piuttosto che sulle misurazioni dei parametri biologici (Lipscomb 2012).
Solo uno studio qualitativo potrà dirci cosa significa per una persona affetta da una patologia cronica fronteggiare la propria condizione e quale sia il ruolo che in questa esperienza riveste l’infermiere di riferimento (Fox & Chesla, 2008). Allo stesso modo nessuno studio epidemiologico potrà fornirci il punto di vista di un paziente che viene isolato e assistito utilizzando le precauzioni per contatto, dopo l’insorgenza di una infezione correlata all’assistenza, sostenuta da un microrganismo multifarmaco resistente e come sia cambiata la vita dopo quel riscontro (Skyman et al, 2010).
Nessuno studio di coorte ci potrà informare, oltre a dimostrare quale sia l’incidenza delle cadute accidentali dei pazienti anziani, e quali sono le caratteristiche di coloro che cadono con maggiore frequenza, di quali siano i sentimenti generati da una caduta in un anziano e nella sua famiglia (Faes et al, 2010), e di cosa significhi vivere nella consapevolezza del rischio di cadere (Berlin Hallrup et al, 2009). Conoscere questa prospettiva da parte di chi l’ha vissuta ci può fare comprendere ad esempio perché i pazienti, ricoverati in ospedale, che ricevono indicazioni specifiche rispetto alla necessità di chiamare per andare in bagno, invece si avventurano da soli, correndo pericoli e talvolta cadendo.
La ricerca qualitativa può fornire importanti informazioni non solo agli infermieri impegnati nella attività clinica, ma anche a coloro che svolgono ruoli di coordinamento e direzione, come lo studio di Stayt (2008) che ha indagato quali siano le difficoltà vissute dagli infermieri di terapia intensiva nel supportare i caregiver dei pazienti morenti, piuttosto lo studio che ha indagato come realizzare strategie per integrare maggiormente all’interno delle equipe assistenziali infermieri che svolgono solo turni notturni (Powel 2013).
Allo stesso modo la ricerca qualitativa fornisce importanti spunti anche a coloro che svolgono attività formative, come nel caso dello studio di Foley et al (2012), in cui i ricercatori hanno affrontato il tema del tutoraggio a studenti infermieri che appartengono ad una generazione diversa rispetto ai loro tutor.
Proprio alla luce delle potenzialità offerte dalla ricerca infermieristica, rispetto alla crescita dei saperi disciplinari, che è stato deciso nel corso del mandato 2012-2014 del Consiglio direttivo del Collegio IPASVI di Bologna, di realizzare uno studio qualitativo.
Il tema scelto è stato l’ambito formativo ed il quesito specifico dello studio era comprendere come gli studenti infermieri apprendono ed interiorizzano i valori della professione infermieristica durante il percorso di studio.
Durante il precedente triennio, il gruppo di ricerca ha steso il protocollo (che si riporta in allegato) e dato avvio alle interviste, dalla cui sbobinatura ed analisi sono scaturiti i primi risultati che sono stati presentati durante il seminario del 29 novembre 2014 (tabella 1).
Tabella – Risultati parziali dello studio
CATEGORIE |
ETICHETTE |
Motivazione |
Tra le motivazioni date dagli studenti nella scelta del corso di studi sono stati citati:
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Aspettative |
Dalle interviste fatte sono emersi due tipi di aspettative che gli studenti hanno Rispetto alla professione:
Rispetto al corso di laurea:
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Contesti di apprendimento |
Gli studenti hanno riferito di aver appreso i valori della professione:
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Elementi favorenti l’apprendimento dei valori |
Tutor Infermieri e Docenti sono le figure che gli studenti hanno individuato come fondamentali nell’apprendimento dei valori attraverso:
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Elementi ostacolanti l’apprendimento dei valori |
Sono stati descritti come ostacolo all’apprendimento dei valori :
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Fattori favorenti la messa in pratica dei valori |
Sono stati individuati dagli studenti come fattori che aiutano ad applicare i valori nella pratica:
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Fattori ostacolanti la messa in pratica dei valori |
Sono stati indicati come ostacoli per agire i valori della professione infermieristica:
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Strategie per mettere in pratica i valori |
Per riuscire a porre in essere i valori appresi e migliorare il rapporto con i pazienti e loro caregiver gli studenti hanno raccontato di aver avuto vantaggi da:
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Valori |
La categoria valori è quella che ha ricevuto maggiori contributi, raccogliendo sia i valori propri della professione, che quelli che ne esprimono l’identità deontologica come: competenza e responsabilità, imparzialità, i valori che si manifestano nella relazione di aiuto come l’ascolto, il rispetto, la pazienza o la disponibilità e l’aiuto |
Disvalori |
In contrapposizione ai valori gli studenti hanno anche visto agire e descritto come negativi:
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Valori in pratica |
Gli studenti hanno descritto i momenti in cui hanno visto applicati i valori nelle attività infermieristica attraverso:
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Dall’analisi dei dati, è emerso chiaramente che lo studio non possa ritenersi completato, in quanto non è ancora stata raggiunta la saturazione dei dati, condizione che si realizza quando ogni nuova intervista riprende temi già trattati e che indica che il campionamento può dirsi concluso.
Dopo le elezioni del nuovo Consiglio Direttivo, il gruppo è stato riconvocato e sono ripresi i lavori, con l’obiettivo di terminare il lavoro entro il primo semestre dell’anno.
Bibliografia
- Berlin Hallrup L, Albertsson D, Bengtsson Tops A, Dahlberg K, Grahn B. (2009) Elderly women’s experiences of living with fall risk in a fragile body: a reflective lifeworld approach. Health Soc Care Community. Jul;17(4):379-87.
- Faes MC, Reelick MF, Joosten-Weyn Banningh LW, Gier Md, Esselink RA, Olde Rikkert MG (2010). Qualitative study on the impact of falling in frail older persons and family caregivers: foundations for an intervention to prevent falls. Aging Ment Health. Sep;14(7):834-42.
- Fox S, Chesla C (2008) Living with chronic illness:Aphenomenological study of the health effects of the patient–provider relationship. Journal of the American Academy of Nurse Practitioners 20 (2008) 109–117
- Guba E.G. & Lincoln Y.S. (1998) Competing paradigms in qualitative research. In: The Landscape of Qualitative Research: Theories and Issues (eds Q. Research, N.K. Denzin & Y.S. Lincoln), pp. 195–220. Sage, London.
- Lipscomb M. (2012) Questioning the use value of qualitative research findings. Nursing Philosophy, 13, pp. 112–125.
- Skyman E, Sjöström HT, Hellström L. (2010)Patients’ experiences of being infected with MRSA at a hospital and subsequently source isolated. Scand J Caring Sci. Mar;24(1):101-7.
- Stayt LC. (2009) Death, empathy and self preservation: the emotional labour of caring for families of the critically ill in adult intensive care. J Clin Nurs. May;18(9):1267-75.
- Powell I . (2013) Can you see me? Experiences of nurses working night shift in Australian regional hospitals: a qualitative case study. Journal of Advanced Nursing 69(10), 2172–2184.
- Foley VC, Myrick F, Yonge O. A phenomenological perspective on preceptorship in the intergenerational context. Int J Nurs Educ Scholarsh. 2012 Jun 3;9.