Quando si parla di dolore neuropatico si intende una sensazione dolorosa che origina da un danno o alterazione del tessuto nervoso sia periferico sia centrale.
L’ipereccitabilità nervosa è una delle principali caratteristiche del dolore neuropatico che si manifesta spesso come un dolore provocato da stimoli meccanici o termici normalmente innocui.
«Altra importante caratteristica del dolore neuropatico è che può manifestarsi a seguito di numerose patologie come ad esempio, nella complicanza del diabete e cioè la neuropatia diabetica, oppure la nevralgia post erpetica che può colpire chi si ammala di fuoco di Sant’Antonio (ovvero vede riaccendersi l’infezione da Herpes Zoster) – chiarisce il professor Pierangelo Geppetti, Ordinario di Farmacologia Clinica dell’Università di Firenze e Direttore del Centro Cefalee dell’Ospedale Universitario di Careggi che puntualizza anche- Il dolore neuropatico può presentarsi anche come conseguenza dello sviluppo di un tumore o di una chemioterapia, di un ictus, della sclerosi multipla, di un’infezione da HIV o comparire come conseguenza dell’amputazione di un arto. L’origine poco chiara e i meccanismi solo parzialmente conosciuti rappresentano i maggiori ostacoli alla terapia di questo tipo di dolore».
Un problema diffuso
Secondo le stime attualmente disponibili il dolore neuropatico affligge il 7-8% degli adulti nel mondo: la condizione tende a essere più probabile negli anziani e nel sesso femminile. La problematica è molto sentita fra i diabetici e purtroppo, visto che la diffusione di tale malattia è sempre maggiore, si prevede un aumento dei casi associati allo sviluppo di neuropatia diabetica.
Fare diagnosi di dolore neuropatico non è né facile né scontato e anche quando si arriva a diagnosi certa, non conoscendo bene i motivi per cui il dolore si instaura, non è facile identificare una terapia efficace e ben tollerata.
Generalmente un primo approccio è quello di curare la patologia che ha portato a sviluppare il dolore neuropatico e poi di agire su quest’ultimo, ma non con l’utilizzo di antinfiammatori poiché questo tipo di dolore non riconosce una componente infiammatoria, bensì con anticonvulsivanti e antidepressivi, che risultano efficaci indipendentemente dalla loro azione sull’umore o sull’epilessia. Risultano essere di una certa utilità anche i trattamenti fisioterapici e di sostegno psicologico.
Un nuovo approccio al dolore neuropatico
Per un più efficace e sicuro trattamento del dolore neuropatico è quindi necessario capirne i meccanismi anche molecolari. Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Nature Communications e condotto presso l’università di Firenze, ha identificato il ruolo di un recettore, chiamato TRPA1 (quello che permette di percepire e a tavola anche apprezzare la sensazione pungente della mostarda e del wasabi, per esempio) e normalmente coinvolto nella trasmissione di sensazioni dolorose che dal singolo nervo arrivano al sistema nervoso centrale.
A tale proposito il professor Geppetti, autore dello studio in questione chiarisce:
«Quando un nervo periferico è lesionato viene invaso da macrofagi , ovvero cellule specializzate del sistema immunitario, che dovrebbero ripararlo, ma che, producendo stress ossidativo, sono anche la causa del dolore neuropatico che cronicamente affligge i pazienti. Il nostro studio ha chiarito come fa lo stress ossidativo a produrre dolore neuropatico, identificando la presenza del TRPA1 nelle cellule di Schwann ovvero in quelle particolari cellule che rivestono e proteggono i nervi periferici- il professor Geppetti inoltre puntualizza- In queste cellule il TRPA1, attivato dallo stress ossidativo prodotto dai macrofagi, funziona come un amplificatore che aumentando questo stesso segnale fa si che esso raggiunga il nervo avvolto dalla medesima cellula di Schwann.
Il nostro obiettivo, a questo punto, è quello di scoprire farmaci che bloccando tale meccanismo, in ultima analisi la sovraeccitazione del recettore TRPA1, potranno ridurre o abolire in maniera sicura e efficace il dolore neuropatico».
Fonte La Stampa