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Superbatteri, Italia maglia nera in Ue per germi resistenti ad antibiotici

Superbatteri, Italia maglia nera in Ue per germi resistenti ad antibiotici

Superbatteri, Italia maglia nera in Ue per germi resistenti ad antibiotici
| sabato 18 Novembre 2017

(DIRE) SANTA MARGHERITA LIGURE – L’Italia, assieme alla Grecia, è la maglia nera in Europa per incidenza delle principali infezioni da germi resistenti agli antibiotici. Il rischio è quello di entrare in un’era post-antibiotica in cui anche banali infezioni possono mettere a rischio la vita.

L’allarme viene lanciato oggi da Santa Margherita Ligure dai maggiori infettivologi italiani della Sita (Società italiana di terapia antinfettiva) riuniti per l’International meeting on antimicrobial chemotherapy in clinical practice, in vista della giornata europea sulla consapevolezza dell’uso degli antibiotici prevista il prossimo sabato 18 novembre. L’emergenza di certo non è solo italiana: l’antibiotico-resistenza, infatti, è stata una delle tre priorità al centro del recente G7 dei ministri della Salute a Milano.

Per gli infettivologi italiani, se non si intensificano gli sforzi, se non si destinano risorse adeguate, se si pongono troppi vincoli all’uso dei nuovi antibiotici, se merci e pazienti non si impegnano a usare gli antibiotici in modo appropriato, l’avanzata dei “superbatteri” come il Kpc (klebsiella pneumoniae carbapenemasi-produttrice) potrebbe essere inarrestabile.

“L’Italia è sta ufficialmente richiamata dal Centro europeo per il controllo delle malattie che ci ha contestato un impegno non adeguato per contrastare le resistenze antibiotiche- denuncia Claudio Viscoli, presidente della Sita e direttore della Clinica malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova- l’uso degli antibiotici quando non necessario è collegato all’aumento di resistenze. Gli antibiotici sono un’arma miracolosa ma non dobbiamo abusarne altrimenti il rimedio rischia di non funzionare più”.

Negli ospedali dell’Unione europea, fino al 50% degli antibiotici viene usato in modo eccessivo o inappropriato. In questo contesto, l’Italia è uno dei Paesi in cui si registra il maggior consumo di antibiotici con 27,8 ogni mille abitanti al giorno


Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità agli attuali tassi di incremento delle antibiotico-resistenze da qui al 2050 i superbatteri provocheranno almeno 10 milioni di decessi all’anno, diventando la prima causa di morte nel mondo. Già oggi in Europa si verificano 4 milioni di infezioni di questo genere all’anno con 25.000 decessi, che salgono a 700.000 in tutto il mondo. In Italia, invece, le infezioni di questa tipologia colpiscono 284.000 pazienti all’anno, tra il 7% e il 10% dei ricoverati, causando tra i 4.500 e i 7.000 decessi.

Oltre la sofferenza umana, c’è anche un aspetto economico, come ricorda il professor Viscoli: “Cinque giorni di ricovero in ospedale costano circa 2.500 euro a paziente. Qualunque tipo di intervento per ridurre l’insorgere di infezioni e lunghi ricoveri si paga da solo”.

All’interno degli ospedali, il luogo di principale diffusione dei superbatteri sono le terapie intensive: “Una vera e propria ludoteca per i batteri- denuncia Matteo Bassetti, dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine e vicepresidente della Sita- qui troviamo il peggio dal punto di vista delle resistenze”.

Ma tra i principali obiettivi da raggiungere c’è anche un forte contrasto al fenomeno dell’evasione dei germi dall’ospedale al territorio: gli ambienti più fertili, in questo senso, sono le residenze per gli anziani e le strutture per i lungodegenti. “All’interno di questi setting- prosegue Bassetti- i pazienti portatori di germi resistenti rappresentano oltre il 50% dei casi”.

Infine, conclude l’infettivologo, “c’è il problema completamente esterno a ogni tipo di situazione ospedaliera, rappresentato da tutte quelle infezioni che si verificano nei soggetti anche senza fattori di rischio per un germe resistente. Ad esempio, il 10% delle donne affette da cistite lo può acquisire da un germe resistente e non può più essere curata dal medico di base facendosi prescrivere a casa un antibiotico”.


ECCO ANTARCTICA, ALLEANZA EUROPEA CONTRO SUPER BATTERI

Un’alleanza contro le antibiotico-resistenze nelle terapie intensive. E’ quella che verrà lanciata sabato prossimo in occasione della Giornata europea degli antibiotici da due importanti società scientifiche europee, Escmid (European society of clinical microbiology and infectious diseases) e Esicm (European society of intensive medicine).

La presentazione in anteprima è avvenuta questa mattina a Santa Margherita Ligure (Genova), in occasione dell’International meeting on antimicrobial chemotherapy in clinical practice organizzato dalla Società italiana di terapia antinfettiva (Sita). Il progetto si chiamerà Antarctica (acronimo di Antiimicrobial resistance critical care), ed è un invito a tutti gli specialisti ad utilizzare meglio gli antibiotici negli ambienti ospedalieri di terapia intensiva, migliorando le tecniche di diagnosi e cura, cercando di avere più dati microbiologici per capire quali siano i germi che circolano nelle strutture ospedaliere, e promuovere nuovi studi clinici condotti specificatamente sull’uso dei nuovi antibiotici nelle terapie intensive.

“Le terapie intensive sono una vera e propria ludoteca per i batteri- denuncia Matteo Bassetti, dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine e vicepresidente della Sita- qui troviamo il peggio dal punto di vista delle resistenze”.

Nonostante esistano prove scientifiche sui benefici derivanti dalla diminuzione dell’uso di antibiotici, infatti, una riduzione del loro utilizzo viene applicata solo nel 20-50% dei casi dei pazienti ricoverati in terapia intensiva. L’alleanza Antarctica ha messo a punto un vero e proprio piano strategico, articolato in quattro ambiti (stratificazione del rischio, diagnosi, terapia, prevenzione), che ha per obiettivi: promuovere un migliore uso degli antibiotici, migliorare le tecniche di diagnosi e cura, incrementare gli studi clinici sui nuovi antibiotici all’interno delle terapie intensive e favorire la raccolta di dati europei di sorveglianza che permettano di conoscere quali e quanti germi resistenti circolino negli ospedali e nelle terapie intensive.

Altro scenario di crisi è rappresentato dalle strutture per lungodegenti o case di riposo, dove si crea l’habitat perfetto per la resistenza microbica a causa dell’affollamento, dell’uso massiccio di antibiotici e dello scarso controllo. Per rispondere alla massiccia offensiva dei superbatteri, e in particolare del superbatterio killer Kpc, la Sita ha messo a punto le prime “Linee Guida” che forniscono alcuni suggerimenti su come gestire al meglio le infezioni dal punto di vista della prevenzione e della terapia.

Oltre all’importanza di controllare i fattori di rischio -attraverso isolamento dei pazienti infetti, igienizzazione di mani, attrezzature e ambienti sanitari- le “Linee Guida” sottolineano la necessità di trattare queste infezioni con cocktail di antibiotici diversi, nell’auspicio che almeno uno funzioni e in modo che comunque si potenzino uno con l’altro.

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