I dati della Relazione al parlamento. Nel 2015 ci sono state nel mondo oltre 2 milioni di nuove diagnosi di infezione da Hiv. Italia tredicesima in Europa per incidenza (è seconda invece per incidenza di Aids). La classe di età più rappresentata è 30-39 anni, l’incidenza più alta è tra i 25-29enni. Aids: a fine 2015 i morti erano 43.683
ROMA – Secondo i dati dell’ultimo report Unaids, nel 2015 ci sono state, in tutto il mondo, oltre 2 milioni di nuove diagnosi di infezione da Hiv e sono 36,7 milioni le persone che vivono con l’infezione da Hiv.
Gli ultimi dati forniti dall’Ecdc (Centro Europeo per il controllo delle Malattie), riferiti al 2015, riportano 29.747 nuove diagnosi di infezione da Hiv nei 31 paesi dell’Unione Europea e European Economic Area (EU/EEA). L’Italia, con un’incidenza del 5,7 per 100.000 abitanti, nel 2015, si posiziona al 13° posto rispetto ad altri paesi dell’Europa occidentale. Nel 2015, l’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv è diminuita lievemente rispetto ai tre anni precedenti.
I dati della Relazione al Parlamento 2016 sullo stato di attuazione delle strategie attivate per fronteggiare l’infezione da Hiv (articolo 8, comma 3, legge 5 giugno 1990, n. 135), sono stati pubblicati dal ministero della Salute e parlano di una situazione in cui, nel corso degli anni, una conoscenza dettagliata dell’epidemia da Hiv, attraverso la raccolta, l’analisi e la diffusione di dati, ha permesso di pianificare il controllo dell’epidemia di Hiv/Aids, dando indirizzi e indicazioni per i programmi di prevenzione e per la gestione appropriata dei servizi sociosanitari.
Incidenza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv. L’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv (calcolata in base ai dati inviati dalle regioni segnalanti) era alta nella seconda metà degli anni ‘80, raggiungendo un picco massimo di 26,8 nuovi casi per 100.000 residenti nel 1987; successivamente è diminuita fino al 2006 (dati non mostrati). Dal 2010 l’incidenza è in costante lieve diminuzione, sia negli uomini che nelle donne. Nel 2015 l’incidenza Hiv era pari a 5,7 nuovi casi per 100.000 residenti. Rispetto all’incidenza riportata dagli altri Paesi dell’Unione Europea, l’Italia si posiziona come detto al 13° posto. L’incidenza più alta è stata osservata nel Regno Unito, quella più bassa in Francia; nel 2015 Italia, Germania e Grecia hanno registrato incidenze simili intorno al 6 per 100.000 residenti.
L’incidenza più alta nel 2015 è stata osservata nel Lazio (8,5) e quella più bassa in Calabria (1,7). Nella maggior parte delle regioni l’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv presenta un andamento in diminuzione (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, PA Trento, PA Bolzano, Friuli Venezia-Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Sardegna), mentre in alcune regioni (Liguria, Campania e Basilicata) sembra essere in aumento.
Età alla diagnosi di infezione da Hiv. Dal 1985, escludendo le persone di età inferiore ai 15 anni diagnosticate con Hiv, si osserva un aumento costante dell’età mediana al momento della diagnosi di infezione da Hiv, che è passata da 26 anni (IQR: 24-30 anni) per i maschi e 24 anni (IQR: 22-29 anni) per le femmine nel 1985 a, rispettivamente, 39 anni (IQR: 30-48 anni) e 36 anni (IQR: 29-46 anni) nel 2015 (dati non mostrati). Negli ultimi anni l’età mediana al momento della diagnosi di infezione da Hiv appare relativamente costante per le principali modalità di trasmissione. Dal 2010 al 2015 per gli eterosessuali maschi, l’età mediana passa da 41 anni a 42 anni, per i consumatori di sostanze per via iniettiva da 40 anni a 41 anni, per gli MSM da 36 anni a 37 anni e per le eterosessuali femmine da 35 anni a 36 anni.
Le classi di età numericamente più rappresentate sono state quella di 30-39 anni (30,3% dei casi delle nuove diagnosi di infezione da Hiv) con un’incidenza di 13,7 nuovi casi per 100.000 residenti, e quella di 40-49 anni (26,6% dei casi delle nuovi diagnosi di infezione da Hiv) con un’incidenza di 9,4 nuovi casi per 100.000 residenti. La classe di età 25-29 anni (14,5% dei casi delle nuove diagnosi di infezione da Hiv) ha riportato l’incidenza più alta: 15,4 nuovi casi per 100.000 residenti.
Nel 2015, considerando le regioni con un numero di nuove diagnosi di infezione da Hiv ≥ 100, la Liguria e la Toscana hanno segnalato le più alte proporzioni di diagnosi in persone con età superiore a 50 anni (30,9% e 26,7%, rispettivamente); tra tutti i casi segnalati nel 2015 tale proporzione era del 17,6%. Viceversa, la Puglia e la Sicilia hanno riportato le più alte proporzioni di persone con età inferiore a 25 anni (16,0% e 15,2%, rispettivamente), mentre tale proporzione tra tutti i casi segnalati nel 2015 era dell?8,6%.
Modalità di trasmissione La modalità di trasmissione viene attribuita secondo un ordine gerarchico che risponde a criteri definiti a livello internazionale. Ogni nuova diagnosi è classificata in un solo gruppo e coloro che presentano più di una modalità di trasmissione vengono classificati nel gruppo con rischio di trasmissione più elevato (in ordine decrescente di rischio: Isu – droghe iniettabili), MSM – rapporti omosessuali, eterosessuali, non riportato). Dalla metà degli anni ‘80 a oggi la distribuzione delle nuove diagnosi di infezione da Hiv per modalità di trasmissione ha subito un notevole cambiamento: la proporzione di IDU è diminuita dal 76,2% nel 1985 al 3,2% nel 2015, mentre sono aumentati i casi attribuibili a trasmissione sessuale.
In particolare, i casi attribuibili a trasmissione eterosessuale sono aumentati dall’1,7% nel 1985 al 44,9% nel 2015 e i casi attribuibili a trasmissione tra MSM nello stesso periodo sono aumentati dal 6,3% al 40,7%. In numeri assoluti, i casi più numerosi negli ultimi 4 anni sono attribuibili a trasmissione tra MSM, seguiti da eterosessuali maschi e femmine.
Nel 2015, considerando le regioni con un numero di nuove diagnosi di infezione da HIV ≥ 100, analizzando solo le nuove diagnosi di infezione da HIV che riportano una modalità di trasmissione accertata, esclusa la trasmissione verticale, (3.077 casi) le proporzioni maggiori di nuove diagnosi di infezione da HIV con modalità di trasmissione MSM sono state segnalate in Puglia (54,3%), Emilia Romagna (51,6%) e Lombardia (51,2%). Le proporzioni maggiori di eterosessuali maschi sono state osservate nel Lazio (34,6%) e in Sicilia (34,1%); viceversa, la proporzione maggiore di eterosessuali femmine è stata riportata dalla Campania (28,9%). Nel 2015, il 53% di tutte le nuove diagnosi di infezione da HIV sono rappresentate da 14 province. Tra queste le province di Bologna, Milano, Verona, Bari, Padova e Torino presentano proporzioni di MSM superiori al 50%. Proporzioni elevate di eterosessuali maschi sono riportate a Varese, Brescia e Bergamo; mentre Varese e Napoli riportano proporzioni elevate di eterosessuali femmine.
Caratteristiche della popolazione straniera con nuova diagnosi di infezione da Hiv. La proporzione di stranieri tra le nuove diagnosi di infezione da HIV è aumentata dall?11% nel 1992 ad un massimo di 32,9% nel 2006; nel 2015 è stata del 28,8%, con un numero assoluto di casi pari a 991. Dal 2010 al 2015, la proporzione di stranieri maschi è aumentata da 15,4% a 16,9% e quella delle straniere femmine è rimasta costante da 12,7% a 11,9%. Nel 2015, il 46,9% di stranieri con una nuova diagnosi di infezione da Hiv proveniva dall’Africa (di cui il 34,8% dalla Nigeria), il 21,3% dall’America meridionale (di cui il 39,3% dal Brasile), il 16,8% dai Paesi dell’Europa centrale e orientale (di cui il 44,9% dalla Romania), il 6,0% dall’Asia (di cui 19,6% dalle Filippine ed il 15,2% dalla Cina), il 2,7% dai Paesi dell’Europa occidentale (di cui il 37,0% dalla Svizzera ed il 22,2% dalla Germania).
Incidenza delle nuove diagnosi di infezione da HIV nella popolazione straniera. Nel 2015, l’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da HIV in stranieri era di 18,9 nuovi casi per 100.000 stranieri residenti rispetto a un’incidenza tra italiani residenti di 4,3 nuovi casi per 100.000. Tra le regioni con un numero di nuove diagnosi di HIV maggiore a 100, la Campania, la Puglia e la Sicilia riportano le incidenze più alte tra gli stranieri. Le regioni con un numero di nuove diagnosi di HIV inferiore a 100 sono state raggruppate in tre grandi aree: l’area con un’incidenza maggiore tra gli stranieri è quella “Altre Regioni Sud e Isole” (24,6 per 100.000). L’incidenza HIV è distribuita diversamente sul territorio italiano tra gli italiani rispetto agli stranieri: nel 2015 si osservano incidenze elevate tra gli stranieri in Campania, Abruzzo, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna, mentre tra gli italiani le incidenze più alte vengono registrate in Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio.
Incidenza dell’Aids. Dal 1982, anno della prima diagnosi di Aids in Italia, al 31 dicembre 2015 sono stati notificati al COA 68.116 casi di Aids. Di questi, 52.536 (77,1%) erano maschi, 806 (1,2%) in età pediatrica o con infezione trasmessa da madre a figlio (in questo caso si registra una cospicua diminuzione dei casi di Aids pediatrici, fatto che può considerarsi l’effetto combinato dell’applicazione delle linee guida relative al trattamento antiretrovirale delle donne in gravidanza per ridurre la trasmissione verticale e della terapia antiretrovirale somministrata ai bambini infetti che ritarda la comparsa dell’Aids conclamato), e 6.602 (9,7%) erano stranieri. L’età mediana alla diagnosi di Aids, calcolata solo tra gli adulti (≥ 13 anni), era di 36 anni (min: 13; max: 88 anni) per i maschi e di 33 anni (min: 13; max: 84 anni) per le femmine.
Nel 2015 sono stati diagnosticati 789 nuovi casi di AIDS segnalati entro giugno 2016, pari a un’incidenza di 1,4 per 100.000 residenti. Dopo il Portogallo, l’Italia presenta la più alta incidenza di Aids tra i Paesi dell’Europa occidentale.
Relativamente all’andamento dell’incidenza di Aids per anno di diagnosi, si evidenzia un incremento dell’incidenza dall’inizio dell’epidemia sino al 1995, seguito da una rapida diminuzione dal 1996 fino al 2000 e da una successiva costante lieve diminuzione. Le persone decedute al 31 dicembre 2015 erano 43.683.
Quanto alle caratteristiche demografiche, il 65,7% del totale dei casi si concentra nella classe d’età 30-49 anni. In particolare, rispetto al 1995, è aumentata in modo rilevante la quota di casi di età ≥ 40 anni: per i maschi dal 22% nel 1995 al 67,7% nel 2015 e per le femmine dal 13,1% nel 1995 al 61,8% nel 2015. L’età mediana alla diagnosi dei casi adulti di Aids mostra un aumento nel tempo, sia tra i maschi che tra le femmine. Infatti, se nel 1995 la mediana era di 34 anni per i maschi e di 32 per le femmine, nel 2015 le mediane sono salite rispettivamente a 45 e 43 anni. Nell’ultimo decennio la proporzione di casi di Aids di sesso femminile tra i casi adulti è rimasta sostanzialmente stabile intorno al 23-25%.
Fonte: Redattore Sociale