È stata pubblicata nei giorni scorsi (nell’indifferenza generale e con un po’ di ritardo) la Relazione annuale del Dipartimento politiche antidroga. Diminuiscono consumi di cocaina, ma cresce l’allarme per le nuove sostanze psicoattive. Le associazioni: “Totale disinteresse della politica” (RED.SOC.)
ROMA – Pubblicata senza clamori sul sito del Dipartimento politiche antidroga (Dpa) e nel generale disinteresse della politica italiana: il silenzio con cui viene accolta negli ultimi anni in Italia la Relazione al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze sembra essere diventata una prassi.
Cosi’, da qualche giorno, la Relazione e’ comparsa nel suo formato digitale sul portale del Dpa con un po’ di ritardo rispetto a quanto previsto per legge e con alcune novita’: viene dedicato piu’ spazio all’analisi del consumo tra gli studenti (relativi al 2016), mentre sono pochi i dati relativi ai consumi relativi alla popolazione in generale (con dati preliminari sul 2017). Scomparsa, invece, la presenza del contributo del privato sociale a cui era stato dedicato uno spazio nell’edizione 2016.
Il silenzio sulla relazione, pero’, non e’ piaciuto alle associazioni che proprio nei giorni scorsi hanno presentato una diffida al governo in merito al ritardo cronico accumulato dalla Conferenza nazionale sulle droghe, da tenersi ogni tre anni, ma attesa da circa otto. “La relazione annuale al Parlamento sulle droghe e’ stata pubblicata sul sito il 1 agosto nel totale disinteresse e silenzio della politica – dichiarano Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni e Marco Perduca, coordinatore di legalizziamo.it. “E’ indispensabile aprire un dibattito pubblico, politico e istituzionale ma il governo invia la relazione al Parlamento quando questo chiude per la pausa estiva e lo fa senza neanche una conferenza stampa per presentarlo”.
I consumi in Italia
I dati contenuti nella relazione sono piuttosto freschi: si tratta delle elaborazioni preliminari dell’indagine IPSAD®2017, quindi non relative al 2016. Una decisione cosi’ giustificata dal Dipartimento: “si e’ scelto di presentare queste stime nonostante siano riferite al 2017 per avere elementi aggiuntivi a descrivere i mutamenti del fenomeno. E’ importante tuttavia considerare che essi illustrano delle evidenze assolutamente preliminari e devono essere considerati solo come indicativi di tendenze”. Passando ai dati, secondo la Relazione del Dpa, in Italia un adulto su tre (il 33 per cento della popolazione tra 15 e 64 anni) ha provato nel corso della propria vita almeno una sostanza psicoattiva illegale, mentre una persona adulta su dieci lo ha fatto nell’ultimo anno. Un dato che cresce fino al 44 per cento se si parla della popolazione giovanile tra i 15 e i 34 anni.
“Tra le sostanze psicoattive illecite la cannabis risulta la sostanza maggiormente utilizzata, sia nella popolazione generale che tra i giovani adulti – si legge nella relazione -. Il dato si presenta in crescita rispetto alle rilevazioni precedenti”. Percentuali molto piu’ basse si osservano per il consumo di cocaina (nella popolazione generale il 6,8 per cento nella vita, l’1,9 per cento nell’ultimo anno), ma stavolta nelle ultime indagini sia per la popolazione generale che per quella giovane-adulta, si evidenzia una diminuzione delle percentuali di consumatori di cocaina nell’ultimo anno.
Anche per quanto riguarda il consumo di oppiacei si confermano valori percentuali maggiori tra i giovani adulti (2,6 per cento nella vita, 1,3 per cento nell’ultimo anno ) rispetto alla popolazione generale (1,9 per cento nella vita, 0,6 per cento nell’ultimo anno). “La diminuzione osservata nel dato preliminare dell’indagine 2017 e’ in contro tendenza rispetto a quanto rilevato nelle indagini precedenti e quindi da rivalutare in sede di elaborazioni definitive”.
Dato nuovo rispetto alle edizioni passate della relazione e’ quello sulla diffusione di nuove sostanze psicoattive. “L’1,4 per cento di popolazione generale ne riferisce un utilizzo nell’ultimo anno – si legge nella relazione -. Tale percentuale sale al 2,5 per cento nella popolazione giovane-adulta. Tra queste sostanze la piu’ utilizzata e’ la “spice”, ovvero cannabis sintetica, con una quota nella popolazione generale nell’ultimo anno pari allo 0,7 per cento. Percentuale che raddoppia tra i giovani adulti. I consumi tra gli studenti. Secondo la relazione, sono circa 800 mila gli studenti che hanno provato delle sostanze illegali almeno una volta nella vita, mentre sono 650 mila quelli che hanno utilizzato almeno una sostanza psicoattiva illegale nel corso del 2016. Circa l’86 per cento di loro ha fatto uso di una sola sostanza, ma il 14 per cento e’ policonsumatore.
Preoccupa anche l’approccio dei giovanissimi verso sostanze sconosciute
“Il 2 per cento degli studenti, quasi 50 mila ragazzi quindi – si legge nel rapporto -, ha riferito di aver assunto una o piu’ volte sostanze senza conoscerne la tipologia; il 42 per cento ha assunto sostanze sconosciute per non piu’ di 2 volte, il 34 per cento ha ripetuto l’esperienza oltre 10 volte”. Come negli anni precedenti, la sostanza illegale maggiormente utilizzata e’ la cannabis, usata da quasi un terzo della popolazione studentesca, cioe’ circa 800 mila studenti tra i 15 e i 19 anni se prendiamo in considerazione l’uso della sostanza almeno una volta nella vita, mentre sono 90 mila quelli che la usano ogni giorno. Seguono la Spice, la cocaina, stimolanti e allucinogeni, mentre l’eroina e’ quella meno diffusa, anche se i suoi dati fanno segnare un leggero incremento tra chi riferisce di averla provata almeno una volta nella vita, mentre sono quasi 17 mila gli studenti che fanno uso di eroina 10 o piu’ volte al mese.
Per quanto riguarda le nuove sostanza psicoattive, sono circa 86 mila gli studenti che le hanno provate almeno una volta nella vita, il 3,5 per cento di tutti gli studenti italiani. Se a questi si aggiungono gli studenti che hanno fatto uso di cannabinoidi sintetici (Spice) si raggiunge l’11,9% quasi 300 mila studenti a testimonianza del fatto che queste ultime sostanze rappresentano le piu’ diffuse fra le nuove sostanze psicoattive”. Almeno 275 mila studenti, infatti, hanno provato almeno una volta nella vita lo Spice, mentre sono 60 mila quelli che hanno usato almeno una volta nella cita i cosiddetti “painkillers”, farmaci antidolorifici usati per sballare.
Altri 52 mila studenti si stima abbiano usato almeno una volta la Salvia Divinorum, mentre 37 mila la ketamina.
I servizi territoriali
In Italia i SerD sono 638, uno ogni 100 mila residenti, mentre sono 917 le strutture socioriabilitative private accreditate. In entrambi i casi, pero’, si notano forti differenze interregionali per quanto riguarda la distribuzione sul territorio nazionale. Secondo la relazione, nei Servizi pubblici per le dipendenze, nel 2016 sono arrivati 21.458 nuovi soggetti con problematiche legate all’uso di sostanze, mentre nel complesso gli assistiti sono stati poco meno di 143 mila. “La maggior parte dell’utenza e’ di genere maschile – si legge nella relazione -, in cura per uso primario di eroina, e ha tra i 30 e i 54 anni. Nel corso del tempo si e’ assistito ad un progressivo invecchiamento della popolazione dei SerD, ma i nuovi utenti sono mediamente piu’ giovani di quelli gia’ in cura (32 anni rispetto a 41 anni)”. Aumenta la domanda di trattamento per uso di cocaina, circa uno su tre tra i nuovi utenti, mentre resta stabile la quota di soggetti che chiede aiuto per uso primario di cannabinoidi.
Per quanto riguarda i servizi del privato sociale, invece, risultano in trattamento 15.563 persone di cui poco meno del 60 per cento e’ concentrato in sole quattro regioni. Tra questi, sono 4.764 quelli avviati ad un percorso in comunita’ durante l’ultimo anno. Malattie e mortalita’. Come ogni anno, la relazione raccoglie anche i dati che riguardano gli effetti dell’uso delle sostanze stupefacenti sulla salute. Secondo il testo, nel 2016 circa un terzo del totale degli utenti trattati nei SerD (137 mila circa ) e’ stato sottoposto al test Hiv e un quinto al test Hbv e Hcv. Rispetto all’utenza totale, l’1,7 per cento e’ risultato positivo al virus Hiv, il 2,0 per cento al virus Hbv e il 9 per cento al virus Hcv, ma mentre diminuisce il numero di casi di epatite virale acuta in soggetti tossicodipendenti, soprattutto quelli per epatite B e C, si rileva una crescente tendenza a scoprire tardivamente la sieropositivita’ Hiv. “Circa due quinti dei nuovi casi ha eseguito il test solo in seguito alla manifestazione di sintomi Hiv correlati – si legge nella relazione -.
Tuttavia, il numero degli utilizzatori per via iniettiva con nuova diagnosi di Aids e’ in costante declino”. Per quanto riguarda i decessi droga-correlati, infine, negli ultimi 10 anni sono diminuiti mentre e’ ancora una volta l’eroina la causa principale di morte per intossicazione acuta. Secondo la relazione nel 2016 in Italia si sono osservati 266 decessi per droga. (www.redattoresociale.it)