Castelbianco (Ido): E compiti non diventino problema di famiglia (DIRE – Notiziario settimanale Psicologia)
“I voti alti sono un’esperienza importante per i giovani, ma non devono rappresentare una medaglia per i genitori. È infatti sbagliato caricare di responsabilita’ e pressioni i propri figli. Andare bene a scuola non significa automaticamente avere successo nella vita”.
Queste le parole rilasciate da Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO), intervistato nel corso della trasmissione Uno Mattina in Famiglia. “Un buon voto- aggiunge lo psicorerapeuta dell’eta’ evolutiva- significa avere buona capacita’ di elaborazione, non successo. Noi pensiamo sempre che il 10 ottenuto nella versione di greco sia sinonimo di intelligenza, non e’ proprio cosi’. Esistono diverse intelligenze e ognuno di noi ha tante particolarita’, che possono essere messe in mostra o meno. È pero’ importante conservarle e non omogeneizzarle in una sola”.
Ma come conciliare le aspettative di madri e padri con l’autostima dei figli? Per Castelbianco e’ fondamentale che “a casa ci siano piu’ genitori e meno professori. L’ansia per un voto alto o un compito in classe non deve essere un peso che puo’ minare l’equilibrio del giovane.
Bisogna stare attenti- continua il direttore dell’IdO- a far vivere bene, e in serenita’, le esperienze scolastiche: spronare i figli a fare il proprio dovere, ma senza caricarli di responsabilita’ che non meritano e di cui non hanno bisogno”. Un modo per aiutare i bambini nel processo di crescita e’ quello di coinvolgerli anche in altre attivita’. “Ora che la societa’ e’ cambiata- spiega Castelbianco- e’ giusto che i genitori possano passare il pomeriggio con i propri figli senza l’assillo dei compiti, che non devono diventare il ‘problema’ di tutta la famiglia. Bisogna pensare che i ragazzi, quando escono da scuola alle 16.30, abbiano esaurito il loro dovere. Devono poter fare altre esperienze. Giochi, passeggiate, ma non studio”.
Una soluzione che pero’ non riguarda quei figli che rifiutano le regole scolastiche e che non vogliono fare i compiti. “In questo caso il danno e’ gia’ compiuto e per ripararlo bisogna partire dal problema del rifiuto. L’aiuto pero’ deve venire da un’esperto. I genitori invece dovranno stimare il bambino in quanto tale, non come alunno, e piano piano aiutarlo a fargli accettare quelle regole violate- conclude lo psicoterapeuta- senza pero’ farlo sentire come la vittima della situazione”. (Wel/ Dire)