Nel nostro Paese – e in particolare in Piemonte – lo conosciamo bene. Il mesotelioma pleurico è quel tumore causato dall’esposizione prolungata all’amianto. Purtroppo, ad oggi, le cure attualmente disponibili non sono soddisfacenti. Eppure qualcosa comincia a muoversi e una possibile strategia per cercare di trattare il mesotelioma arriva dall’immunoterapia.
E’ quanto emerge da due studi presentati in questi giorni al congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) di Chicago, il più importante convegno mondiale dedicato all’oncologia.
Che cos’è il mesotelioma?
Il mesotelioma pleurico è un tumore che colpisce il mesotelio, una particolare membrana che protegge e riveste i polmoni. Il principale fattore di rischio nello sviluppo di questa forma di cancro è l’esposizione all’amianto. Il maggior numero di casi si verifica infatti in quelle persone che nella loro vita sono venute in contatto con questa sostanza per motivi di lavoro. Tra la prima esposizione e lo sviluppo della malattia possono passare anche più di 20 anni e non necessariamente il rischio diminuisce se per anni non si è venuti più in contatto con l’amianto.
Quali sono le cure attualmente disponibili?
Purtroppo, anche per via della rarità di questa malattia (le statistiche parlano di 3 casi ogni 100 mila abitanti per gli uomini), la ricerca finalizzata alla cura del mesotelioma non è così avanzata come quella di altri tumori. «Al momento -spiega la dottoressa Luana Calabrò dell’U.O.C Immunoterapia Oncologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese- non vi sono farmaci efficaci in grado di migliorare a lungo termine la sopravvivenza dei pazienti affetti da mesotelioma. Il trattamento standard in prima linea è rappresentato infatti dalla chemioterapia, che ad oggi però non ha dato risultati soddisfacenti, mentre in seconda linea non c’è ancora un trattamento standard».
Controllare il tumore con l’immunoterapia
Da qualche anno a questa parte la cura dei tumori sta vivendo una vera e propria rivoluzione. Accanto agli approcci da tempo disponibili (chirurgia, chemio e radioterapia) l’immunoterapia sta diventando sempre di più una delle prime scelte nella lotta al cancro. Il concetto alla base di questo approccio è semplice: istruire il sistema immunitario a riconoscere ed uccidere le cellule cancerose. Oltre il 70% degli studi dibattuti nei principali congressi internazionali dedicati al cancro hanno come protagonista l’immunoterapia. Grazie ad essa già oggi è possibile trattare con buoni risultati tumori che sino a 5-10 anni fa non lasciavano speranze.
I risultati dello studio francese presentato all’ASCO
Utilizzando questo approccio gli scienziati del Centre Hospitalier Régional Universitaire di Lilla (Francia) hanno sperimentato l’utilizzo di due farmaci immunoterapici già in commercio (nivolumab e ipilimumab) in 125 persone affette da mesotelioma e precedentemente trattate con chemioterapia. Dalle analisi seppur preliminari è emerso che le terapie somministrate (un solo farmaco o la combinazione dei due) hanno avuto effetto in circa la metà dei casi e che è stato possibile registrare un arresto della crescita tumorale per circa 5 mesi rispetto alle terapie classiche.
I risultati dello studio italiano presentato all’ASCO
Ma buoni risultati arrivano anche dalla ricerca italiana. In questo caso lo studio NIBIT-MESO-1 (in cui si è utilizzata la combinazione tremelimumab e durvalumab) dei ricercatori senesi ha coinvolto persone affette da mesotelioma sia precedentemente trattate con chemioterapia sia trattate per la prima volta con immunoterapia. «Il trattamento combinato -spiega la Calabrò- si è dimostrato sicuro e maneggevole nei pazienti con mesotelioma maligno sia in prima linea che dopo fallimento del trattamento chemioterapico. Ora sono in corso anche le analisi finali di efficacia che saranno presto pubblicate».
Aiutare il sistema immunitario a meglio riconoscere il mesotelioma
Buoni risultati -quelli dei due studi- che non devono però creare facili illusioni. Ad oggi questo tumore rimane ancora difficile da trattare e le sperimentazioni in corso sono ancora nelle fasi precoci. Questo non deve però fare dimenticare che lo stesso percorso lo si ebbe già in passato per altri tumori. Prossimo obiettivo, alla luce di quanto dimostrato negli studi presentati ad ASCO, sarà quello di aumentare ancor di più la percentuali di pazienti che rispondono all’immunoterapia. Come? Già oggi sono in fase di sperimentazione alcune molecole capaci di modificare il «microambiente» in cui il tumore cresce in modo tale da rendere quest’ultimo più facilmente raggiungibile dagli immunoterapici.
Fonte La Stampa