Passano dall’introdurre nella dieta alimenti ritenuti dei toccasana ad autodiagnosticarsi ipotetiche intolleranze, per poi finire su diete ‘fai da te’ eliminando del tutto alcuni cibi: ecco come si presentano oggi gli italiani a tavola. È quanto emerge dalla nuova edizione dell’Osservatorio Nestle’-Fondazione Adi, presentato a Torino in occasione del Congresso Nu.Me.
Ma a saltare agli occhi e’ soprattutto un dato: solo il 16% del campione (oltre 6mila partecipanti in questa ultima edizione) considera il medico di fiducia come punto di riferimento per le scelte alimentari. “Questi risultati- commenta il dottor Giuseppe Fatati- lasciano ampio spazio ad una riflessione e chiedono costanti interventi di corretta informazione e di educazione. La dieta ‘fai da te’ e’ un’abitudine scorretta che sembra andare di pari passo con l’aumento della popolazione obesa in Italia. Anche per quanto riguarda la dieta mediterranea sorgono delle perplessita’. Negli ultimi anni, infatti, abbiamo registrato una diminuzione dei consumi di carne, formaggi e pane.
Cosa intendono allora gli italiani per ‘dieta mediterranea’?”. L’aumento delle persone che scelgono una dieta ‘fai da te’ si inserisce in un contesto di ‘confusione alimentare’ piu’ ampio nel quale alcuni cibi vengono demonizzati ed altri mitizzati. I risultati mostrano, ad esempio, una sempre maggiore curiosita’ per quegli alimenti interpretati come ‘salva salute’ come il the’ verde per le sue proprieta’ antiossidanti (33% del campione) e la curcuma per la sua potenziale funzione digestiva (20% del campione).
I risultati della nuova edizione dello studio, che in 7 anni ha analizzato un campione totale di oltre 55mila italiani, rilevano una percentuale importante di italiani che negli ultimi anni dichiarano di aver praticato una dieta (51%), ed in particolare una ‘dieta fai da te’ (31%) seguita da coloro che dicono di preferire la ‘dieta mediterranea’ (18%), o ancora la ‘dieta Dukan’ (7%) e quella ‘a zona’ (4%), o ‘dello sportivo’ (4%).
“Oggi questo regime alimentare- prosegue Fatati- viene associato ad un consumo basato unicamente su frutta e verdura. In realta’ non esistono alimenti da escludere totalmente, ma scelte alimentari all’insegna dell’equilibrio e della varieta’. Se leggiamo questi dati contestualizzandoli nell’attualita’, ovvero agli allarmismi che dilagano creando paure esagerate e spesso infondate, emergono scelte non razionali e abitudini alimentari non basate su necessita’ ma dettate da miti del momento”.
I dati emersi, secondo l’esperto, devono farci alzare le antenne: “Il metodo di informazione e diagnosi non puo’ essere quello del ‘fai da te’ soprattutto se si considera che la percentuale di popolazione in sovrappeso continua a crescere (28% nel 2009 vs 30% nel 2016). Inoltre, l’autodiagnosi porta con se’ i semi della cattiva informazione che e’ madre di allarmismi spesso esagerati e senza fondamenta. Basti pensare che negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescita del numero di pazienti che dichiara di soffrire di improbabili allergie e/o intolleranze”.
Ad esempio, il 12% del campione dichiara di soffrire di allergia al lievito che invece non e’ scientificamente provata; e a pensarlo sono soprattutto le persone obese (17%) che dichiarano di avvertire gonfiore e spossatezza, apparentemente sintomi della presunta allergia. “Troppa confusione, quindi, un primo passo verso una maggiore consapevolezza potrebbe essere l’affidarsi un po’ meno all’esperienza personale- conlcude Fatati- e lasciare al medico la diagnosi di reali patologie”. (Cds/ Dire)