ROMA – “Con oltre 2000 progetti attivi su tutto il territorio nazionale, l’agricoltura sociale sta conquistando uno spazio importante nel settore e nel gradimento dell’opinione pubblica. L’Italia conta circa 400 cooperative agricole sociali impegnate lungo tutta la filiera del settore agricolo, dalla coltivazione, all’industria alimentare, al commercio, con più di 4.000 lavoratori dipendenti su tutto il territorio nazionale, e un valore della produzione di 200 milioni di euro. Le fattorie sociali straordinario esempio di multifunzionalità”. E’ la premessa con cui il vicepresidente vicario della Cia (Confederazione italiana agricoltori) e componente del Forum nazionale per l’Agricoltura sociale Cinzia Pagni inizia il suo intervento al workshop promosso dall’editrice ‘L’informatore agrario’ all’interno della tre giorni di ‘La vita in campagna’ in svolgimento a Montichiari nella Fiera del Garda.
Poi, spiega: “La differenza dalle altre attività agricole comuni è che dentro le fattorie sociali ci lavorano persone che grazie all’agricoltura trovano nuovi spazi di pensiero e azione, quindi dignità e soddisfazioni. Persone spesso con handicap fisici o psichici, dipendenze da alcol o droga, ex detenuti, e magari anche chi non trova da anni un nuovo impiego. Questo spiega il motivo del successo crescente del movimento che origina dai primissimi anni ‘70, perché mosso da valori profondi. Il fare agricoltura, essere parte protagonista di un processo produttivo rappresenta un traino forte di grande appeal. Addirittura- sottolinea Pagni- l’agricoltura sociale arriva spesso lì dove il welfare istituzionale non riesce ad essere efficace ed efficiente. E’ vero che l’Italia, su questa specifica attività agricola, è un passo avanti rispetto ad analoghe realtà europee. Siamo un modello che può fare scuola nel mondo, tanto che disponiamo di una legge nazionale, anche se ancora non è stato varato il decreto attuativo collegato. In realtà, è trascorso oltre un anno dal varo della legge– specifica il vicepresidente della Cia- però la cosa importante è che il decreto sia ben fatto, condiviso e soprattutto utile. La fretta non è buona consigliera su decisioni pertinenti questioni normative deve portare frutti. Ora i tempi ci sembrano maturi. Così i nostri agricoltori potranno avere un’ulteriore strumento per migliorare le loro attività, e al tempo stesso, il definire il quadro delle regole sarà incentivante per chi vorrà entrare nel settore, e dare il proprio contributo all’agricoltura sociale”. DIRE