Una bravata mortale, un gioco terribile: farsi un selfie con un treno in arrivo nello sfondo, cercando di resistere il più possibile sui binari prima del passaggio del convoglio. A farla l’8 marzo scorso a Soverato, in provincia di Catanzaro, sono stati tre adolescenti, ma uno di questi non ha fatto in tempo a lasciare i binari ed è morto sul colpo, travolto dal treno. Aveva tredici anni.
Il numero di incidenti per comportamenti scorretti è in aumento. “Si chiamano comportamenti a rischio“, precisa subito Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva. “I ragazzi li attuano in tante manifestazioni diverse con il rischio di farsi veramente male”.
Non si tratta di una pratica recente. “Trent’anni fa lo facevano gli adolescenti in Inghilterra– ricorda lo psicologo-, si mettevano in fila sui binari per poi lanciarsi all’ultimo minuto prima dell’arrivo del treno”.
Selfie o non selfie, il problema vero secondo Castelbianco riguarda la voglia di notorietà: “Una volta la bravata veniva raccontata il giorno dopo a scuola ai pochi amici. Adesso gli adolescenti devono farla per raggiungere notorietà, punteggio e stima. Loro vogliono stupire, e per stupire una grande platea adesso ci sono i selfie da pubblicare sui social, nella Rete. La loro bravata serve per poter godere del privilegio di aver stupito i compagni– spiega lo psicoterapeuta dell’età evolutiva-. E’ questo il sentimento che li spinge ad assumere comportamenti sempre più rischiosi. Sembra che tale sensazione rappresenti la cosa che dà loro maggiore soddisfazione, ma non dovrebbe essere così”.
Dov’è l’errore dei più grandi? “Non c’è colpa di nessuno, ma c’è la responsabilità di tutti– risponde il direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma- perché tutti noi vogliamo stupire gli altri. Sembra quasi che sia l’unico modo per ottenere consenso e favore. Eccolo il grande problema che abbiamo oggi noi come essere umani. L’errore che commettiamo con i ragazzi è il fatto che non riusciamo a trasmettergli il valore della vita e del perimetro”.
“Una bravata devono farla- ammette lo psicologo- anche perché gli adolescenti si considerano onnipotenti, ma noi adulti abbiamo il dovere di dare loro il perimetro dentro il quale possono rompersi un braccio ma non perdere la vita. Noi questo perimetro cerchiamo in tutti i modi di non darglielo e loro si scatenano nelle bravate più incredibili. Finiamo per stupirci sempre dopo- aggiunge Castelbianco- ma non ci chiediamo mai se abbiamo insegnato ai nostri adolescenti qual è il valore della vita. No, noi non lo abbiamo fatto- conclude-, abbiamo trasmesso solo il valore della bravata e dello stupore, e poi ci stupiamo mentre loro continuano a mettere in atto comportamenti a rischio”. DIRE