Roma, 23 feb. – Ogni anno in Italia sono circa 4 mila le persone che si tolgono la vita. La maggior parte sono uomini. Negli ultimi anni, infatti, a causa della crisi economica, c’e’ stato un aumento del 12 per cento di suicidi nella fascia d’eta’ tra i 25 e i 69 anni. Ma in Italia il suicidio e’ la seconda causa di morte nella fascia d’eta’ dai 15 ai 29 anni. E si registrano casi di ragazzini tra i 10 e i 14 anni. “Questi rappresentano qualcosa di terribile- spiega, in un’intervista con l’agenzia Dire, il direttore del Servizio per la Prevenzione del Suicidio dell’ospedale Sant’Andrea di Roma, Maurizio Pompili- Dal 1970 al 2008 in quella fascia d’eta’ si sono suicidati 354 bambini, ma la cifra in questi restanti nove anni e’ aumentata”.
Secondo Pompili “mentre la mortalita’ si e’ ridotta in tutte le altre cause, dagli incidenti stradali alle malattie, nel suicidio non sono state messe in atto misure preventive, come il riconoscimento precoce dei soggetti a rischio o la formazione nelle scuole e nelle famiglie. Il suicidio non e’ mai qualcosa di improvviso, ma e’ sempre preceduto da una serie di avvenimenti che possono essere indicativi”. Per Pompili “anche i mass media hanno delle responsabilita’, perche’ si interessano ai suicidi soltanto in funzione dell’audience, rischiando di raccontare la notizia in modo romanticizzato che puo’ innescare l’effetto Werther, ossia fenomeni imitativi”.
I metodi per suicidarsi sono diversi tra uomo e donna. I maschi sono piu’ cruenti e preferiscono l’impiccagione, il salto nel vuoto e le armi da fuoco; le donne scelgono l’avvelenamento, i tagli e l’annegamento. A Roma avvengono ogni anno circa duecento sucidi, ma i tentativi sono almeno dieci volte di piu’. Poco meno della meta’ dei suicidi della Capitale sceglie di lanciarsi nel vuoto, mentre rispetto alla media nazionale sono diminuite le impiccagioni. Restano fuori dalle statistiche, pero’, gli immigrati o i senza fissa dimora. Il Servizio per la Prevenzione del suicidio del Sant’Andrea effettua un migliaio di visite l’anno, e un altro migliaio sono le chiamate alla linea d’ascolto. “Spesso semplici domande come ‘dove senti dolore’ o ‘come posso aiutarti’ risultano vincenti- conclude Pompili- Il nostro lavoro e’ offrire una mano a persone in crisi che vivono nella sofferenza, che pensano al suicidio o hanno tentato di suicidarsi”. (Mel/ Dire)