“Un’esperienza molto interessante, testimonianza di una struttura capace di farsi carico davvero del paziente e del suo famigliare”. Così la senatrice Annalisa Silvestro ha commentato l’innovazione realizzata da oltre tre anni al Pronto soccorso del Sant’Orsola con l’introduzione dell’infermiere di Processo, che rivaluta costantemente i pazienti, per garantire l’appropriatezza delle cure, e mantenere informati i famigliari.
Ad accogliere la Senatrice insieme al Senatore Stefano Vaccari e all’Onorevole Donata Lenzi sono stati al Policlinico il direttore generale Antonella Messori, il direttore sanitario Gianbattista Spagnoli, il direttore delle professioni sanitarie Carolina Guerrieri e il direttore della Medicina d’urgenza Mario Cavazza, insieme al coordinatore infermieristico Nicola Carangelo, ai medici e agli infermieri del Pronto soccorso.
“Il cosiddetto flussista, che noi preferiamo chiamare infermiere di processo – ha spiegato il dottor Cavazza – è la nostra torre di controllo, l’attore principale che ci consente di governare in sicurezza l’attesa. È un percorso finalizzato non tanto a ridurre i tempi per chi viene al Pronto soccorso senza averne effettiva necessità, ma a curare meglio chi si rivolge a noi e si trova o rischia di trovarsi in una situazione di emergenza”.
Nel 2016 il Sant’Orsola ha registrato 84.000 accessi complessivi, tra Pronto soccorso generale e ortopedico. “Si tratta – ha commentato Cavazza – di pazienti sempre più anziani e quindi sempre più complessi”. L’intasamento, che mette a rischio la possibilità di seguire adeguatamente i pazienti, ha però cause complesse e non può essere risolto da una sola risposta o dall’impegno di un’unica struttura.
“È un problema di sistema e a questo livello intendiamo affrontarlo – ha commentato il direttore generale Antonella Messori – pur continuando a fare tutto il possibile per migliorare la situazione nel nostro Pronto soccorso. Per questo al nostro gruppo di lavoro abbiamo affiancato un tavolo con l’Ausl di Bologna, che ha già svolto il primo incontro, per migliorare la gestione dei pazienti terminali, che non possono trovarsi nella situazione di avere nel Pronto soccorso il proprio punto di riferimento”.
“Ci sono aspetti che devono essere affrontati in un’ottica di sistema, che vanno messi in linea con il territorio” ha commentato la senatrice Silvestro. Anche l’onorevole Lenzi ha sottolineato la necessità di compiere passi avanti lungo la strada delle Case della salute e degli Ospedali di comunità, che devono offrire alternative al ricovero in ospedale, che deve essere una soluzione da utilizzarsi solo per gli acuti. “Secondo le statistiche un 20% di degenti – ha concluso il direttore sanitario Spagnoli –non è necessario restino più in ospedale ma non possono essere dimessi perché magari vivono soli e non esistono per loro, ad oggi, soluzioni alternative”.
Fonte: Policlinico S.Orsola