Roma, 8 feb. – La battaglia contro gli sprechi alimentari e’ ancora lunga dall’esser vinta in Italia, tanto che e’ piccola la percentuale dei virtuosi (22%) che seguono in modo corretto i consigli e si battono a loro volta per una giusta alimentazione. Poi ci sono altre cinque classi di nostri connazionali che ancora non si approcciano in modo adeguato al problema.
L’identikit dell’italiano a tavola e’ stato delineato dall’Osservatorio Waste Watcher, che diffonde i dati in occasione della presentazione alla fondazione Enpam, oggi a Roma, della quarta Giornata nazionale di prevenzione degli sprechi alimentari, in programma domenica. La categoria piu’ numerosa (28%) e’ quella degli attenti, badano allo spreco ma con qualche licenza.
Sprecano comunque poco in relazione al valore economico. Poi ci sono gli incoerenti (27%), predicano bene e razzolano male. Sostengono di badare allo spreco ma poi contribuiscono al fenomeno. Quindi i virtuosi (22%), sono i piu’ sensibilizzati al tema e lo vedono come un danno per l’ambiente. Al 12% ci sono gli spreconi, quelli che non pensano allo spreco, convinti che nei loro atteggiamenti non ci siano responsabilita’ e che lo spreco sia solo una disfunzione della societa’.
Gli attenti per necessita’ sono al 7%, sprecano poco principalmente per motivazioni economiche, pur non avendo particolari attenzioni per l’ambiente. Infine gli incuranti (4%), non si interessano di tematiche ambientali, alimentari o di salute. Non badano alle conseguenze economiche dei loro atteggiamenti e sprecano settimanalmente un 66% in piu’ rispetto alla media nazionale. (Red/ Dire)
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