Nel 2016 sono stati circa un centinaio i casi di tubercolosi isolati a Bologna, 105 per la precisione. Un terzo sono di tipo extrapolmonare, quindi non contagiosi. Nel complesso i casi contagiosi sono stati comunque una cinquantina, quindi la meta’, anche perche’ non tutti i casi polmonari sono contagiosi. Bologna e la Romagna in totale mettono insieme la meta’ dei casi di tubercolosi in Emilia-Romagna. A dirlo e’ Paola Dal Monte, ricercatrice di microbiologia del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, la cui ricerca sulla tbc e’ stata finanziata dalla Fondazione del Monte e presentata oggi all’Archiginnasio.
“La tubercolosi a Bologna e’ un problema, ma non e’ cambiata negli ultimi anni- sottolinea Dal Monte- e’ cambiata l’epidemiologia, quella si'”. Ovvero, la malattia si riscontra in un quarto dei casi “in pazienti italiani, che stanno via via calando”, spiega la ricercatrice, mentre il restante tre quarti “e’ a carico di soggetti stranieri e questi stanno aumentando. Ma il numero totale e’ abbastanza costante”. La trasmissione del batterio “tra un soggetto straniero e un soggetto italiano e’ molto rara- ci tiene a precisare Dal Monte- quindi tipicamente avviene nella comunita’ che il soggetto frequenta”. Inoltre, sui nuovi arrivi di migranti e profughi “la Regione sta investendo tanto- sottolinea la ricercatrice- e siamo gli unici in Italia ad avere un meraviglioso programma di screening”. A tutti quelli che arrivano, cioe’, “viene fatta una lastra e i pazienti sospetti vengono subito mandati al Sant’Orsola. Siamo un esempio per le altre Regioni”. Dunque, se tra i nuovi arrivi “ci sono casi, e ci sono stati- spiega Dal Monte- questi vengono diagnosticati con una rapidita’ eccezionale e visto che non possiamo fare prevenzione in altro modo, la diagnosi precoce e” il mezzo piu’ importante che abbiamo”.
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