BOLOGNA – La fecondazione assistita al Sant’Orsola di Bologna “sta funzionando bene”. E per il futuro si aprono nuove frontiere: dalla gravidanza sicura anche per le donne malate di cancro fino alla creazione di ovociti da cellule staminali.
“C’è una nuova speranza per le donne”, afferma Eleonora Porcu, responsabile del centro di procreazione assistita del Policlinico, questa mattina a margine della presentazione in Archiginnasio dei progetti di ricerca finanziati dalla Fondazione del Monte. Nel 2016 si sono rivolte al Sant’Orsola circa una sessantina di coppie, riferisce Porcu: 17 sono state le gravidanze e sei i bambini già nati.
“Sta funzionando abbastanza bene- commenta- sono soddisfatta”. Del resto, dopo la sentenza della Corte costituzionale che nel 2014 diede il via libera all’eterologa e l’approvazione delle linee guida da parte delle Regioni, “abbiamo messo su il sistema in un mese e di lì a poco abbiamo avuto le prime gravidanze”.
Tra l’altro, sottolinea Porcu, “siamo riusciti a fare solo con donatori spontanei e volontari“, perché in Italia non è consentito il compenso per la donazione dei gameti, al contrario di quanto avviene all’estero. Non si parla di grandi numeri, ci tiene a precisare la dottoressa, “ma ci hanno consentito di soddisfare diverse esigenze. Quindi sono soddisfatta”. Ora, aggiunge Porcu, “stiamo aspettando che si realizzi il bando regionale per l’acquisizione dei gameti, per aumentare il numero di trattamenti e ridurre i tempi”. E per il futuro? La prospettiva è “fare tanta ricerca- spiega- soprattutto sulla protezione e il miglioramento della qualità degli ovociti“.
In particolare, al Sant’Orsola si studia la “possibilità che è ancora futuribile, ma non ancora fantascientifica, di utilizzare le cellule staminali per originare gli ovociti. Questa è una prospettiva sulla quale stiamo lavorando”.
Un altro obiettivo del Sant’Orsola sulla fecondazione assistita è “ottimizzare i percorsi per ridurre le liste d’attesa” e “rendere il più confortevole possibile un percorso che di per sè non è invasivo- afferma Porcu- ma è comunque faticoso”. Si lavorerà quindi per affinare ad esempio la consulenza psicologica, “dando un sostegno per fronteggiare anche un’eventuale delusione, perchè la gravidanza non è garantita a tutti con la fecondazione assistita”, ricorda la responsabile del centro bolognese. Anche sulla fecondazione omologa “andiamo bene, come sempre, in linea con le attività del Sant’Orsola- spiega Porcu- abbiamo molte gravidanze, anche con trattamenti particolari”. Ad esempio, rende noto la dottoressa, “abbiamo avuto anche gravidanze nelle pazienti col cancro della mammella e col cancro ovarico“. E questa è l’altra frontiera su cui opera il Sant’Orsola.
“Credo che ci sia una nuova speranza per le donne, che va oltre al cancro- afferma Porcu- perché dà la possibilità di generare la vita. In questo siamo molto soddisfatti, perché è un modo diverso di fare fecondazione assistita e che finalmente è stato abbracciato dal ministero della Salute”. Il ministro Lorenzin “ha difeso e promosso queste attività- spiega Porcu- e stiamo allestendo una possibilità di trattamenti di fertilità nelle pazienti col cancro a livello nazionale. Vorremmo, col ministro, che fosse possibile e accessibile a tutte le donne e a tutte le coppie che hanno questa problema in Italia”. Grazie alla ricerca, infatti, si sono studiati “nuovi protocolli che fanno sì che queste terapie siano assolutamente sicure e quindi proponibili anche a patologie neoplastiche e tumorali- spiega Porcu- che finora erano state considerate non compatibili con la fertilità e la gravidanza”.
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