Proteggersi dalle false informazioni in rete è piuttosto difficile per i numerosi italiani, l’88% del totale, che navigano nel web alla ricerca di consigli sulla propria salute. Il 44% ritiene che rivolgersi a internet sia poco o per nulla rischioso e quasi uno su due, inoltre, crede a quanto legge senza porsi il problema della veridicità o autorevolezza dalla fonte. È quanto emerge da un sondaggio condotto su 800 intervistati e commissionato da IBSA Foundation for Scientific Research in occasione del workshop che si è svolto oggi a Roma «E- Health: Tra bufale e verità: Le Due Facce Della Salute In Rete» promosso insieme a Cittadinanzattiva.
Chi sono? Il 96% è laureato, i giovani diffidano di più
Gli intervistati della fascia di età 24-34 anni utilizzano intensamente il web come “supporto” delle loro ricerche ma sono più diffidenti rispetto ai 45- 54enni. Diffidenti a priori (usano poco il web e lo percepiscono come fonte “ad alto rischio”) sono invece gli ultra 65enni. Il dato più allarmante è relativo alla bufale in rete e, in particolare, sui social network: quasi la metà degli intervistati non sembra preoccuparsene. Notevoli le differenze sull’uso della rete nella ricerca di informazioni sulla salute rispetto al titolo di studio: vi ricorre il 96% dei laureati e appena il 24,5% di chi non è andato oltre la licenza elementare. Scarsa anche l’attenzione verso le fonti: il 44% si affida per abitudine ai primi risultati della pagina con una differenza rilevante tra i 18-24enni (55% del campione) e gli ultra 65enni (appena 22,7%).
La “health literacy”
«Abbiamo condotto questa indagine e promosso il workshop perché riteniamo importante alimentare il dibattito su questo tema – ha spiegato Silvia Misiti, direttore della IBSA Foundation – indagare su ciò che può essere fatto per migliorare la cosiddetta Health Literacy o Cultura della Salute». Con “health literacy” si intende «il grado in cui gli individui hanno la capacità di ottenere, elaborare e comprendere le informazioni di salute, i servizi e le competenze necessarie per prendere decisioni e compiere azioni informate per la salute».
Il decalogo per proteggersi
Come imparare a difendersi da informazioni false o incomplete? Ecco un decalogo per giovani e meno giovani, con una serie di indicazioni e consigli pratici e di semplice comprensione, con l’obiettivo di mettersi al riparo da eventuali rischi e anche di migliorare la comunicazione tra medico paziente.
La prima e fondamentale regola del decalogo è «Occhio alle fonti»: privilegiare le pagine ufficiali di organizzazioni riconosciute ed autorevoli, ma anche diffidare delle esperienze raccontate su forum e blog: non è detto siano affidabili; attenzione alle date, perché certe informazioni un tempo accurate potrebbero non esserlo più; inoltre, non si cerchino soltanto conferme alle proprie opinioni.
Infine, ma non per importanza, bisogna ricordare sempre che l’informazione disponibile sul web non potrà mai essere pensata per il singolo paziente che deve sempre confrontarsi con un professionista da cui ricevere le informazioni e le cure adatte alla sua condizione. Essere consapevoli dei rischi che si corrono quando si crede a tutto quello che circola in rete significa fare scelte più consapevoli, adottare comportamenti più salutari e meno rischiosi, ma anche avere maggiore capacità di autogestione con una conseguente riduzione delle ospedalizzazioni.
Fonte La Stampa