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A Bologna “How many kilometers”, in una mostra i volti dei migranti

A Bologna “How many kilometers”, in una mostra i volti dei migranti

A Bologna “How many kilometers”, in una mostra i volti dei migranti
| giovedì 26 Gennaio 2017

migranti-simbolicaUn’indagine che ha messo a fuoco 181.405 migranti provenienti da Nigeria, Eritrea, Gambia, Pakistan, Siria e molti altri paesi, sono sbarcati sulle coste italiane nell’ultimo anno. Messo a fuoco nel vero senso della parola, visto che tutte queste persone sono state immortalate una per una con uno scatto dagli ideatori di “How Many kilometers“,  che prima di fotografarli li hanno conosciuti e si sono fatti raccontare la loro storia. L’idea è di Giovanni Fabbri, 20 anni, studente di architettura, e di Giovanni Rimondi, studente all’ultimo anno al liceo classico Minghetti di Bologna, entrambi bolognesi.

La mostra è una raccolta di ritratti di persone: donne, uomini, bambini. Il lavoro dei due studenti-fotografi è nato per passione e ricerca, si è trattato di un lavoro lento e paziente, senza nessun finanziamento pubblico o privato su cui contare. L’esposizione, che inaugura domenica, è stata possibile grazie ad un crowdfunding lanciato in rete poche settimane fa: i soldi raccolti sono serviti per la stampa delle immagini. Le immagini si potranno vedere nello Spazio Battirame (via del Battirame, 11) raccontano le diverse storie e destini dei migranti: per conoscerle, i due giovani bolognesi hanno dovuto affrontare lunghe attese per ottenere i permessi per entrare nei grandi centri di accoglienza di Bologna e incontrare migranti e rifugiati. I testi sono di Licinia Magrini e Milena Naldi. Lo spazio Battirame è stato messo a disposizione gratuitamente dalla cooperativa: l’esposizione rimarrà aperta da lunedì 30 gennaio a sabato 11 febbraio dalle 10 alle 17.

La mostra è stata interamente pensata, progettata e realizzata dai due studenti, inclusi catalogo e allestimento, costruendo ogni cosa pezzo per pezzo. Si apre nei giorni di ArteFiera, ma i due ‘Giovanni’ vogliono chiamarsi fuori dal concetto di ‘opera d’arte’: “La nostra è solo un’indagine fotografica pensata in parte come un’installazione: volti, esistenze, storie, mappe, cifre, distanze, coordinate, destini. Numeri che indicano lontananze e vastità, numeri che inesorabilmente segnano la vita di tutti, ovunque”, dicono. E ancora: “Una mappa antica a narrare il remoto desiderio dell’uomo di conoscere e attraversare la terra, patrimonio immenso di chi l’ha ereditata e la abita”. L’obiettivo che ha mosso la loro ricerca era quello di “riconoscere in ogni volto un’esistenza“.

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