Ad oggi mancano, sia a livello nazionale che comunitario, protocolli analitici e valori soglia condivisi per l’analisi delle sostanze stupefacenti nel sangue, al fine di accertare la guida in stato di alterazione psico-fisica in seguito all’uso di tali sostanze. E’ quanto denunciano in una lettera all’Editore della prestigiosa rivista Clinical Chemistry, pubblicata nell’edizione online, Roberta Pacifici e Simona Pichini del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanita’, in collaborazione con Francesco Paolo Busardo” dell’Universita’ La Sapienza di Roma.
Il passato 23 marzo 2016, il Parlamento ha approvato definitivamente la legge 41, volta a introdurre nel codice penale i delitti di omicidio stradale e di lesioni personali stradali, puniti entrambi a titolo di colpa. Nello specifico, se il reato e’ commesso da parte del conducente in stato di alterazione psico-fisica conseguente all’assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope, le pene sono significativamente piu’ severe e prevedono la reclusione da 8 a 12 anni. Il problema non e’ solo italiano, ma internazionale poiche’ l’omicidio stradale e la guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti sono una problematica condivisa dalla maggioranza degli stati Europei ed extra Europei.
In Italia esiste un articolo del Nuovo Codice della Strada, l’articolo 187, che norma l’accertamento dello stato di alterazione psico-fisica conseguente all’assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope, ma che definisce in maniera generica e imprecisa la matrice biologica da prelevare. “Poiche’ a tutt’oggi tale decreto non e’ ancora stato varato, diventa di strategica importanza- affermano gli esperti- stabilire e condividere un protocollo analitico affidabile per la determinazione delle sostanze d’abuso nel sangue, la matrice biologica che da’ conto piu’ di ogni altra dell”alterazione psicofisica che le sostanze psicotrope provocano sul sistema nervoso centrale”. Negli ultimi dieci anni, diversi gruppi di ricerca internazionali hanno proposto valori soglia (cut-off) di concentrazione delle diverse sostanze d’abuso nel sangue, ma tali valori sono assai discordanti tra loro e al momento non ne esistono di condivisi a livello internazionale.
Purtroppo neanche in Italia ci sono valori soglia condivisi e pertanto in funzione della Regione o del Laboratorio dove viene effettuata l’analisi del sangue, un risultato puo’ essere considerato positivo o negativo e conseguentemente l’individuo colpevole o non colpevole dell”uso di sostanze psicotrope alla guida. In questa situazione, gli autori della lettera sottolineano come sia essenziale che un conducente di veicolo che provoca un incidente stradale debba avere la garanzia di sottoporsi a protocolli analitici ben consolidati per rilevare l’eventuale uso di sostanze stupefacenti e riconosciuti sia sul territorio nazionale che all’estero. Tenendo conto di questo, auspicano innanzitutto il raggiungimento di un consenso di protocolli condivisi a livello nazionale, riguardanti: la raccolta di sangue nel piu’ breve intervallo di tempo; la certificazione dell’intervallo di tempo trascorso tra l’incidente stradale e la raccolta del sangue; il range di concentrazioni delle diverse sostanze psicotrope correlabili ad una disabilita’ alla guida; i parametri analitico-strumentali atti a garantire una misura precisa e accurata. Successivamente, organizzazioni sovranazionali (ad esempio, specifiche commissioni dell’Unione Europea, dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’ o l’Ufficio delle Nazioni Unite per controllo della droga), dovrebbero essere incaricate di raccogliere i diversi protocolli nazionali per produrre un documento di consenso quanto piu’ condiviso possibile a livello internazionale, conclude l’Iss.
(Red/ Dire)