Maschio, maggiorenne, residente al sud, spesso di origine straniera, studente di un istituto tecnico o professionale, con piu’ soldi a disposizione dei suoi coetanei, con famiglie di giocatori, consumatore di alcol e tabacco, alla ricerca di sensazioni forti, che accetta il gioco d’azzardo e non ne comprende i rischi e che manifesta segnali preoccupanti di malessere psicofisico. È l’identikit del giovane giocatore d’azzardo che emerge dall’Osservatorio “Young millennials monitor – Giovani e gioco d’azzardo” di Nomisma-Unipol in collaborazione con l’Universita” di Bologna.
L’indagine, realizzata nell’anno scolastico 2015-2016, ha coinvolto 120 scuole italiane, per un totale di 480 classi e 11.000 ragazzi tra i 14 e i 19 anni (dopo un data clearing, le ricerche sono state condotte su 9.065 casi). I dati indicano che il numero dei giocatori e’ in leggero calo. Nel 2016 il 49% dei giovani studenti italiani ha tentato la fortuna almeno una volta: si tratta di un milione e 240.000 ragazzi (nell’anno scolastico 2014-2015 il dato era del 54%). Tra questi, il 72% dichiara di sostenere una spesa media settimanale per i giochi inferiore a tre euro. La propensione al gioco e’ superiore nelle regioni centrali (54%) e al sud (53%). In Emilia-Romagna il dato scende al 44%, nel nord al 42. Una grossa novita’ rispetto alla precedente ricerca e’ l’aumento dei ”frequent player”, quegli studenti, cioe’, che hanno giocato una volta a settimana o anche piu’ spesso: si e” passati dal 10 al 17%. Secondo lo studio, il 5% degli studenti ha un rapporto problematico con il gioco d’azzardo: per questo target, il gioco d’azzardo si traduce in disagi psico-emotivi o relazionali. Un ulteriore 9% puo’ essere considerato a rischio. Per contro, uno studente su tre, pur giocando, non evidenzia problematicita’.
L’incidenza del gioco d’azzardo e’ sensibilmente maggiore tra i ragazzi (59% rispetto al 38% delle ragazze). Altri fattori incisivi sono, come visto, area geografica, tipo di scuola frequentata e background familiare (64% nelle famiglie in cui vi e” un”abitudine al gioco; 9% in famiglie non giocatrici). L’interesse per il gioco d’azzardo e’ spesso legato alle competenze necessarie a valutare le probabilita’ di vincita: per esempio, la propensione varia in base al rendimento scolastico (piu’ alta con rendimento insufficiente). Anche la connessione tra gioco e stili di consumo e’ rilevante: la quota dei giocatori sale nel caso di consumo frequente di energy drink (63%), superalcolici (60%) e sigarette (57%). La ricerca ha rilevato anche che rapporti problematici con il gioco d’azzardo hanno effetti negativi sulla vita quotidiana e sulle relazioni familiari (il 36% dei giovani giocatori ha nascosto o ridimensionato le proprie abitudini ai genitori). Si inizia a giocare innanzitutto per curiosita’ o per caso, ma tra le altre motivazioni, spiccano anche il divertimento, il giocare dei familiari o degli amici e la speranza di vincere denaro (11%). Solo il 17% dei giocatori associa al gioco una componente di dipendenza o rischio, e il 27% di loro considera il gioco un divertimento, un modo per occupare il tempo libero.
Volendo suddividere il gioco d’azzardo in skill (giochi che prevedono competenze, come il poker) e luck (dove a decidere e’ il caso, come con il Gratta & Vinci), si registrano dati interessanti: la sfida alla fortuna e’ piu’ diffusa tra i giocatori occasionali, quella di abilita’ -soprattutto se online- tra gli abituali. “Molti giovani giocatori, poi, pensano che anche il gioco di fortuna sia, in realta’, anche legato alle proprie abilita’ spiegano Antonello Scorcu del Dipartimento di economia e Nicola De Luigi del Dipartimento di Sociologia, entrambi dell’Universita’ di Bologna- non solo: e’ emerso che chi e’ piu’ superstizioso gioca di piu’. Rivestono un ruolo importante anche le competenze probabilistiche: meno se ne hanno, piu’ si e’ a rischio. Per questo e’ fondamentale rafforzare ulteriormente le iniziative di sensibilizzazione per implementare la consapevolezza sui rischi legati all’azzardo”.
Un altro dato su cui riflettere e’ l’ampio accesso al gioco d’azzardo dei minorenni (il 47% ha giocato nel 2016 in almeno un”occasione). “I minori non dovrebbero avere accessibilita’ al gioco- spiega Silvia Zucconi di Nomisma- e’ evidente che la rete di divieti e di protezione, sia online sia offline, presenti molte falle. Serve lavorare anche in questa direzione”. Per “contrastare e prevenire questo fenomeno l’Emilia-Romagna ha rafforzato la propria normativa- sottolinea il presidente della Regione Stefano Bonaccini- due mesi fa, infatti, c’e’ stato il via libera al Testo unico per la promozione della legalita’ e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili, che fra le altre misure introduce il divieto di installare apparecchi per il gioco d’azzardo entro 500 metri da scuole, luoghi di aggregazione giovanili e di culto”. Bonaccini ha anche ricordato il bando regionale che assegna ai Comuni 150.000 euro per progetti che valorizzino gli esercenti che scelgono di non installare slot nei loro locali (e che aderiscono al marchio etico “SlotFreeER”), annunciando che i fondi con il prossimo bando raddoppieranno.(Dires – Redattore Sociale) (Rer/ Dire)