Oggi ho letto una storia che molti non conoscono.
E’ una storia vera, una di quelle storie che nasce con un viaggio e finisce con un evento tragico, che nonostante tutto verrà ricordato per la generosità di due genitori.
Siamo nel 1994, è il 29 settembre.
C’è una Y10 che percorre la autostrada A3, meglio conosciuta come la Salerno – Reggio Calabria, sulla macchina c’è una famiglia statunitense che sta andando verso il mare per trascorrere le sue vacanze in Sicilia. A bordo della macchina il papà Reginald e la mamma Margaret viaggiano con i loro figli, Nicholas di 7 anni ed Eleanor di 4.
La Y10 purtroppo è molto simile a quella di un gioielliere della zona in cui stanno transitando i coniugi Green. Nei pressi dell’uscita Serre, vicino a Vibo Valentia, alcuni rapinatori decisero di rapinare quella Y10 convinti di fare un colpo notevole. La rapina degenerò in omicidio e ad essere colpito fu proprio Nicholas. Il bambino venne trasportato al Policlinico di Messina, ricoverato nel reparto di Neurochirurgia dove morirà alcuni giorni dopo.
Reginald e Margaret colpiti da una tragedia simile, autorizzarono la donazione degli organi del piccolo Nicholas.
Grazie a questa scelta, sette italiani poterono beneficiare degli organi di quel bambino; di questi ci furono 4 adolescenti e un adulto, mentre altre due persone riceventi poterono tornare a vedere grazie al trapianto delle cornee ricevute da Nicholas.
E’ sempre il 1994, siamo in Italia e due genitori statunitensi diedero una lezione di vita, di altruismo e di amore a un Paese intero perchè donare gli organi non era una procedura comune nel nostro Paese. La scelta di Margaret e Reginald fece notizia e grazie a loro ci fu un picco di donazioni di organi in tutta Italia.
Dopo la scelta di donare gli organi di Nicolas venne conferita ai genitori la medaglia d’oro al merito civile motivandola con “Cittadini statunitensi, in Italia per una vacanza, con generoso slancio ed altissimo senso di solidarietà disponevano che gli organi del proprio figliolo, vittima di un barbaro agguato sull’autostrada Salerno – Reggio Calabria, venissero donati a giovani italiani in attesa di trapianto. Nobile esempio di umanità, di amore e di grande civiltà. Messina, 1º ottobre 1994.”
Margaret e Reginald Green vennero ricevuti dall’allora Presidente Scalfaro al Quirinale e al Campidoglio dal Sindaco Rutelli.
Per l’Omicidio di Nicholas nel 1995 vennero indagati e poi rinviati a giudizio Michele Inanello e Francesco Mesiano. Nel 1998 dopo vari processi dove si videro assolvere, si giunse alla condanna definitiva in Corte di Assise (poi confermata dalla Cassazione) all’ergastolo per Iannello e a 20 anni di reclusione per Masiano. I due imputati, pur ammettendo vari reati si professarono sempre innocenti per tale delitto e la Procura di Vibo Valentia svolse un’ulteriore inchiesta sulla base della loro dichiarazione di innocenza che giunse poi all’archiviazione del caso.
Questa tragedia che colpì queste due persone straordinarie, le rese anche sostenitrici della donazione degli organi facendo sì che in futuro promossero numerose attività rivolte alle donazioni. Reginald Green scriverà due libri: “The Nicholas Effect”, dove parla della storia della sua famiglia, e “The Gift that Heals”, che parla delle storie di persone normali e professionisti ad ogni tappa di un trapianto.
I trapianti si pensa che siano stati realizzati in epoca moderna, per un certo senso è vero, ma per certi aspetti la loro storia si colloca in epoca molto più remota di quanto si pensi.
La facoltà di allungare la vita o di restituire la giovinezza o la salute tramite la sostituzione dei tessuti o organi malati con quelli sani, ottenuti da esemplari della stessa specie o di specie diverse ha sempre alimentato la fantasia popolare. Ne troviamo citazioni addirittura nella mitologia, in rappresentazioni artistiche e in varie leggende del passato.
La tradizione fissa la nascita dei trapianti approssimativamente nel terzo secolo d.C., raccontando di come i santi Damiano e Cosma compirono il miracolo sostituendo la gamba di un loro sacrestano, che era in cancrena, con quella di un uomo deceduto poco tempo prima. Scientificamente la storia dei trapianti di organo nasce nel 1902, quanto il chirurgo Alexis Carrel realizzò la tecnica per unire due vasi sanguigni. Grazie questa tecnica vennero eseguiti i primi trapianti di rene e di cuore su animali. Ma il primo ostacolo da affrontare fu ovviamente il rigetto, infatti l’organismo ospite rigettava organi e tessuti estranei rendendo inefficace il trapianto.
Successivamente il dottor Peter Medawar, durante la seconda guerra mondiale, effettuò, su pazienti ustionati gravemente durante i bombardamenti di Londra, degli innesti cutanei dimostrando che il rigetto per incompatibilità era di origine genetica. Grazie risultati ottenuti con tali studi nel 1954 l’equipe del Prof. Murray poté eseguire il primo trapianto di rene tra gemelli identici. Dal 1954 in poi vennero eseguiti numerosissimi trapianti da donatori viventi, specialmente negli Stati Uniti, ottenendo risultati molto apprezzabili.
Intanto vennero fatti i primi trapianti di rene da donatori appena deceduti (trapianti da donatore cadaveri). Nel 1963 il Prof. Starzi eseguì il primo trapianto di fegato, nello stesso anno il Prof. Hardy eseguì quello di polmone.
Nel 1965 si ebbe la certezza che tali tipi di trapianti erano attuabili e in tutto il mondo vennero realizzati centri di trapianti renali, consentendo di effettuare questi interventi in casi numericamente sempre più elevati e con risultati in miglioramento fino a divenire interventi di routine. Nel 1966 i Prof. Kelly e Lillehei effettuarono il primo trapianto di pancreas. Nel 1967 il Prof. Bernard eseguì il primo trapianto di cuore.
Tali successi suscitarono enorme entusiasmo e immense speranze sulle potenzialità dei trapianti. Il rischio reale che si manifesta ancora oggi è il rigetto, che comprende un insieme di reazioni biologiche con cui l’organismo ricevente tende a rifiutare l’organo trapiantato poiché lo riconosce come estraneo. Grazie agli studi sei trapianti in questi anni sono state sperimentate diverse strategie per rendere tollerante il ricevente verso verso il trapianto ricevuto. La ricerca continua in questa direzione poiché il progresso e il successo dei trapianti sarà sempre condizionato dalla progressione delle conoscenze in questo campo e dallo sviluppo delle tecniche che permettono la tipizzazione dei tessuti e distinguere il grado di compatibilità.
Molte volte mi capita di leggere sui giornali delle diatribe sulla donazione degli organi, con racconti di situazioni in cui il paziente aveva più volte espresso la volontà di poter donare gli organi ma non è possibile mantenere fede alle sue richieste per divergenze di opinioni fra i familiari, arrivando sostanzialmente alla mancata realizzazione di una volontà espressa da una persona a cui si vuole bene.
Purtroppo in Italia, a differenza di altri Paesi, il principio del silenzio assenso, nonostante venga previsto dalla Legge 91/99, non ha mai trovato attuazione.
La donazione degli organi oltre ad essere un gesto di enorme civiltà rappresenta che un gesto di rispetto per la vita, sia di chi dona sia di chi riceve.
Donare implica altruismo, non si dona per avere in cambio qualcosa, si dona perchè da un evento doloroso si può regalare una nuova vita a qualcuno.
Forse ho una visione un po’ “romantica” ma credo che donare gli organi della persona cui voglio bene implichi anche che una parte di quella persona continui a vivere nel corpo di un altro. Donare regala una seconda possibilità a qualcuno che vive sul filo del rasoio con l’orologio che scorre e con la speranza di trovare qualcuno che nel suo dolore abbia la generosità di consentire a qualcuno di tornare a vivere.
Fortunatamente dal 1994 ad oggi è stato possibile poter fare la Dichiarazione di Volontà a donare organi e tessuti, tale volontà viene regolamentata dall’Art. 23 della L. n.91 del 1.4.1999, dal D.M. 8.4.2000 aggiornato con il D.M 11.4.2008.
Le statistiche, consultabili anche sul sito A.I.D.O., sono incoraggianti, in quanto ci mostrano dati sul numero di donatori e sui vari trapianti d’organo effettuati dal 1999 al 2015.
Fonte: http://www.aido.it/dati_statistici/trapianti.htm
Quello che ho imparato dalla storia di Nicholas è che ci sono persone che hanno fatto un inchino di fronte al loro dolore, lo hanno messo un attimo da parte per costruire qualcosa di straordinario. Hanno salvato vite mettendo la vita degli altri un gradino sopra alle loro lacrime, hanno fatto un regalo a perfetti sconosciuti non perchè c’era una ricompensa in cambio, ma perchè per il loro cuore questo era la cosa giusta da fare.
Perché regalare la vita è il regalo più bello e incondizionato che un essere umano possa fare a un altro essere umano, anche se non si conosceranno mai, anche se chi riceverà ringrazierà finché avrà voce chi gli ha consentito di tornare a vivere una seconda volta.
Articolo di Laura Berti
© Riproduzione Riservata
Fonte:
- http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?id=71&area=Salute_Solidale
- https://it.wikipedia.org/wiki/Nicholas_Green
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“Mi ricorderò quell’ultima ora insieme per il resto della mia vita. Grazie”