L’obiettivo e’ gravoso: abbattere una lista di attesa che solo nei centri pubblici conta gia’ 739 coppie. Molte naturalmente non sono residenti in Emilia-Romagna, perche’ l’offerta di fecondazione eterologa e’ minore in tante parti d’Italia. “Per dieci anni il meccanismo e’ stato fermo, quindi andavano all’estero, ricorda la direttrice della sanita’ regionale, Kyriakoula Petropulacos, che oggi ha lanciato insieme all’assessore Sergio Venturi la campagna informativa a favore delle donazioni di gameti.
All’insegna della semplicita’ e senza forzature, dopo il clamoroso doppio flop del ministero sulle campagna per la fertilita’. Da parte dell’Emilia-Romagna “massima sobrieta’”, sottolinea in proposito la direttrice. Gia’ dallo slogan scelto (“Il tuo dono, la loro felicita’. Aiuta un’altra coppia ad avere un figlio”) la campagna punta a coinvolgere i potenziali donatori, cercati anche tra gli aspiranti genitori che stanno affrontando il percorso dell’eterologa. “La campagna ha l”obiettivo di informare che esiste questa possibilita’, garantendo la tutela del donatore di gameti come avviene per il sangue e il midollo”, chiarisce Petracopulacos. I destinatari sono in particolare gli uomini tra i 18 e i 40 anni e le donne tra i 20 e i 35. “Volontaria, altruistica, gratuita”, la donazione da’ pero’ la possibilita’ di fare un check-up gratuito della propria salute riproduttiva e da’ diritto al giorno di permesso sul lavoro. Ma non bastera’ la campagna informativa: per ottenere 150 confezioni di ovociti l”anno (costo previsto sui 300.000 euro) si attende l”esito del bando europeo a cui si sono candidate cinque banche estere.
La strada da fare e’ insomma tanta. Fin qui, dallo ”sblocco” dell’eterologa, sono state avviate 28 gravidanze (84 le pazienti trattate) e sono nati 12 bambini. I sei centri pubblici non hanno contribuito tutti allo stesso modo: le 12 gravidanze andate fin qui a buon fine sono arrivate per meta’ da Bologna e l’alta meta’ da Cattolica. Il piu’ alto numero di coppie in attesa e’ proprio nel capoluogo regionale, 287, contro le 150 di Cattolica e le 141 di Lugo. Per Venturi si tratta di un tema “decisivo” non solo dal punto di vista sanitario e ribadisce che occorre orientare il welfare sull’incentivo della natalita’, ad esempio dando un aiuto alle famiglie che decidono di avere figli per i primi sei anni di vita del bambino. “Non ce l’ho con gli anziani, categoria di cui faccio parte- precisa- ma sara’ difficile avere sviluppo in questo paese nei prossimi decenni se non si inverte il trend. Mi chiedo come faremo a pagare la pensione a quelli che lavoreranno tra vent’anni”. Insomma, scandisce l’assessore, “bisogna che ci siano politiche per rendere la maternita’ non una penalizzazione, altrimenti dovremo contare solo sulle famiglie di immigrati”. A proposito, “per fortuna che c’e’ quel 30% di nuovi nati”. Altrimenti il crollo della natalita’ in Emilia-Romagna sarebbe ancora piu’ drammatico. (Bil/ Dire)
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