In tanti si vergognano: Altri due milioni soffrono in silenzio (DIRE – Notiziario settimanale Sanita’)
Roma, 28 set. – È tra le cinque patologie piu’ costose e diffuse al mondo e in Italia ne soffre un numero compreso tra il 20-30% delle donne e il 5-10% degli uomini, per una cifra totale di circa tre milioni di persone. Sono i numeri dell’incontinenza urinaria, una patologia per la quale molto spesso si prova vergogna. Secondo studi recenti, infatti, si stima che siano ancora due milioni i pazienti silenti in questa condizione, che non si rivolgono al medico proprio per una reticenza a manifestarla.
Non solo: per la gestione di questa patologia si stima ancora una spesa generale di circa 360 milioni di euro a carico del Servizio sanitario italiano. È quanto emerso nei giorni scorsi a Roma nel corso di una conferenza stampa dal titolo ”Incontinenza idiopatica e neurologica, un problema di sanita’ pubblica misconosciuto e sottostimato”, organizzata dalla Sics (Societa’ italiana di Comunicazione scientifica e sanitaria) e alla quale hanno preso parte la Societa’ italiana di Urodinamica, la Fondazione Siu Urologia, l’Associazione italiana di Urologia ginecologica e del Pavimento pelvico e la Fondazione italiana Continenza. “L’incontinenza, nel suo complesso- hanno fatto sapere gli esperti- costa come l’artrite e piu’ dell’influenza e dell”osteoporosi, ne soffrono migliaia di persone e puo’ incidere anche molto pesantemente sulla qualita’ di vita sociale delle persone, con ricadute anche in ambito professionale in termini di assenteismo dal posto di lavoro. Eppure, le istituzioni faticano ancora a riconoscerla come una patologia pesantemente invalidante”.
Per il mese di novembre, intanto, e’ prevista la chiusura dei lavori del tavolo ministeriale sull’incontinenza urinaria da cui e’ attesa l’elaborazione di un documento indirizzato alle Regioni. Al centro del testo l’ipotesi di costituire in ogni Regione italiana una rete assistenziale ad hoc sul modello del Piemonte. “Il Piemonte- hanno fatto sapere ancora gli esperti- e’ stata infatti la prima Regione ad istituire sul territorio centri dedicati all’incontinenza urinaria e la prima, dopo il Lazio, ad aver deliberato l’istituzione di un percorso di presa in carico (Pac – Pacchetto ambulatoriale complesso) per l’incontinenza urinaria da urgenza e neurologica”.
L’obiettivo del Pac e’ utilizzare da subito la recente opzione di rimborsabilita’ della terapia con tossina botulinica, gia’ autorizzata per questa patologia, che secondo gli esperti si e’ dimostrata efficace per queste forme di incontinenza. Ha spiegato Andrea Tubaro, professore di Urologia all’universita’ Sapienza di Roma: “Il Pac prevede di accompagnare il paziente lungo un percorso organizzato e predefinito in tutte le fasi della diagnostica e della terapia, ma soprattutto ne riconosce i singoli e distinti costi di contorno. La definizione e l’approvazione di un pacchetto ambulatoriale per la terapia con tossina botulinica, quindi, serve da un lato a garantire la presa in carico del paziente lungo tutto il percorso diagnostico e terapeutico, ma dall’altro a far si’ che anche i conti, alla fine, tornino per garantire sostenibilita’, qualita’ ed equita’ di accesso”. Al momento, dunque, solo la Regione Piemonte nel maggio scorso e la Regione Lazio in agosto, hanno definito questa tipologia di prestazione con cui il paziente, ha proseguito Mauro Cervigni, segretario scientifico dell’Aiug e responsabile del Centro Medicina e Chirurgia Ricostruttiva Pelvica Femminile del Policlinico Gemelli di Roma “invece di assumere farmaci o indossare pannoloni, in caso di incontinenza da urgenza o neurologica, avra’ un risultato risolutivo quasi immediato, in genere entro due, massimo tre settimane, e durevole per 6/12 mesi, ad un costo a carico del Servizio sanitario nazionale e non del paziente anche per tutti gli esami necessari prima del trattamento e nel successivo follow-up”.
I professionisti hanno poi sottolineato l’importanza di chiedere a tutte le istituzioni di accelerare per analoghe organizzazioni sul territorio. Questo significa “semplificare enormemente le procedure, in quanto viene operata una presa in carico globale del paziente senza doverlo indirizzare a destra e a manca per sottoporsi ai singoli esami”. In buona sostanza, ha quindi spiegato Roberto Carone, direttore Neuro-Urologia Citta’ della Salute di Torino e principale protagonista nel percorso di approvazione in Piemonte “se per i pazienti il vantaggio principale sara’ quello di entrare in un percorso di presa in carico gratuito, completo di diagnosi e cura con tutti gli esami necessari, per i professionisti, medici e infermieri, il primo vantaggio e’ quello di operare in un percorso chiaro e ben delineato in cui l”equipe opera al meglio”. Per il 2016, intanto, e’ stimata una spesa generale “di circa 360 milioni di euro a carico del sistema sanitario italiano per la gestione della patologia dell”incontinenza- ha detto Antonio Carbone, direttore Uoc Urologia alla Sapienza di Roma- dove i costi per i presidi sanitari come i pannoloni hanno un peso considerevole. Anche la spesa per i pazienti e” considerevole, specie per l’acquisto di quei farmaci per l’incontinenza urinaria da urgenza che sono a totale carico dell’utente e che corrisponde ad una media annua di circa 550 euro a persona.
Poiche’ sono esclusi da questo calcolo tutti i costi indiretti e, soprattutto, i costi della filiera distributiva dei presidi e dei farmaci, in realta’ la spesa e’ sicuramente maggiore. La costante ricerca di nuove opzioni terapeutiche come il trattamento con tossina botulinica, medicinale gia’ autorizzato in Italia per il trattamento dell’incontinenza urinaria, ha pertanto l”obiettivo di migliorare da un lato la qualita’ di vita dei pazienti ma anche di contenere la spesa per il sistema sanitario e per l’utente stesso”. È possibile dunque migliorare i servizi “anche dal punto di vista dei costi, migliorando l’offerta sul territorio- ha aggiunto infine Enrico Finazzi Agro’, presidente della Siud- per questo rinnoviamo l’appello delle societa’ scientifiche ad operare al piu’ presto un”armonizzazione su tutto il territorio nazionale. Al tavolo ministeriale, peraltro, non pensiamo alla costruzione di nuove strutture ma alla riorganizzazione in rete di quelle esistenti, evitando dispersioni di tempo e soldi sia da parte del paziente sia da parte del sistema sanitario. Questo modello, al momento gia’ previsto in Piemonte e prossimamente nel Lazio, crediamo sia la strada migliore per una razionalizzazione delle spese, dei servizi e per un miglioramento dell’efficienza e della risposta assistenziale ai bisogni di salute dei cittadini”, ha concluso. (Wel/ Dire)