“In Italia ci sono troppe apparecchiature diagnostiche, e sono troppo vecchie e troppo poco usate. Occorre evitare di tenere in vita strumenti non affidabili, rottamare l’obsoleto e reinvestire in qualità”. Lo ha affermato all’Ansa, Fernanda Gellona, direttore generale di Assobiomedica, che ha presentato i dati in anteprima del censimento del parco elettromedicale italiano.
Mammografi che in media vengono utilizzati da 13 anni e angiografi di 7 anni. Sono alcuni numeri che compongono il report del censimento stilato da Assobiomedica e che sarà presentato a dicembre . Uno studio che ha analizzato oltre 11 categorie di apparecchiature diagnostiche, valutandone i tempi di utilizzo. Trattandosi di strumenti sofisticati e particolari, Lorenzo Leogrande, presidente Aiic (Associazione Italiana Ingegneri Clinici) evidenzia: “è importante avere finalmente un dato di riferimento sul’obsolescenza dei macchinari biomedicali del nostro Paese, perché questo ci può aiutare da un lato a programmare le scelte di rinnovamento tecnologico, ma dall’altro è un indicatore eccezionale nei termini della qualità delle cure e del governo della sanità sul territorio: spesso questi macchinari vetusti e non utilizzati risiedono in ospedali non performanti, e quindi non in grado di assicurare cure appropriate ed efficaci, in perfetta sicurezza dei pazienti”.
Di fatto, per molte strumentazioni l’età media si posiziona ben al di sopra dei golden standard internazionali e che colloca l’Italia tra i Paesi fanalini di coda in Europa per obsolescenza di macchinari elettromedicali (insieme a Portogallo e Grecia, mentre in vetta c’è la Francia). nel caso dei mammografi, in particolare, nel 74% dei casi gli strumenti hanno ben oltre 10 anni di vita operativa media. “Come produttori e industriali”, ha concluso Gellona, “non ci sentiamo di dire banalmente ‘servono più macchine diagnostiche, bensì ne servono di meno, ma migliori e usate meglio'”.
Fonte: Adnkronos