Trovare entro quattro anni molecole potenzialmente efficaci contro la sclerosi multipla progressiva, per cui oggi non esistono terapie. E’ questo il titolo del progetto finanziato con oltre 4 milioni di euro. Ad aggiudicarselo è Gianvito Martino, direttore della Divisione di Neuroscienze dell’Ospedale San Raffaele di Milano.
Il finanziamento è stato assegnato dalla International Progressive MS Alliance – un’alleanza internazionale che riunisce le principali associazioni nazionali per la ricerca sulla sclerosi multipla progressiva, tra cui AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), uno dei membri fondatori – al termine di un bando competitivo a cui hanno partecipato i migliori centri di ricerca al mondo.
La sclerosi multipla progressiva colpisce più di un milione di persone al mondo e presenta una degenerazione continua e a oggi inarrestabile della guaina mielinica, una guaina proteica che riveste gli assoni e garantisce la trasmissione del segnale nervoso tra i neuroni. La conseguenza è la lesione del tessuto cerebrale, con la progressiva perdita delle funzioni motorie, l’insorgenza di problemi alla vista e di vari altri deficit cognitivi o neurologici. Purtroppo ad oggi per questa malattia non esiste una cura efficace.
L’idea alla base del progetto BRAVEinMS è quella di unire le migliori competenze a livello mondiale e le tecniche bioinformatiche e biotecnologiche più avanzate per accelerare la scoperta di un potenziale farmaco contro la malattia, in grado di proteggere le cellule nervose e favorire i meccanismi di riparazione della mielina. Il consorzio internazionale include l’Ospedale San Raffaele, l’Università degli Studi di Milano, l’Istituto Superiore di Sanità, il Consiglio Nazionale della Ricerca, la UCSF di San Francisco, l’Università La Sapienza di Roma, la McGill University di Montreal, l’Università Pierre et Marie Curie di Parigi, l’IRBM di Pomezia, l’Università di Mainz, l’Università di Münster e l’Università di Düsseldorf.
La ricerca di un potenziale farmaco per la sclerosi multipla si è già dimostrata una sfida difficile. Ma il progetto messo in campo oggi è innovativo sotto diversi punti di vista. Il primo è l’uso di un modello di analisi dei big data – genetici e clinici – sviluppato da Sergio Baranzini all’Università di San Francisco. Il modello si è dimostrato capace di estrapolare utili informazioni genetiche e molecolari sulla sclerosi multipla, che si traducono poi in specifiche caratteristiche che una molecola deve avere per candidarsi a farmaco efficace contro la malattia. Le molecole che rispetteranno queste caratteristiche, dopo un test in vitro e prima di essere studiate sugli animali, verranno messe alla prova su un modello in provetta di malattia, realizzato utilizzando cellule staminali ottenute dai pazienti.
È in questa fase che l’Unità di ricerca di Neuroimmunologia guidata dal professor Martino metterà in gioco la sua esperienza ventennale con le cellule staminali: ai pazienti con sclerosi multipla progressiva verranno prelevate cellule della pelle che saranno poi riprogrammate in cellule staminali pluripotenti e quindi differenziate in cellule nervose.
Con queste cellule sarà possibile creare un modello in miniatura di rete neurale che dovrebbe riprodurre più fedelmente i meccanismi patologici della sclerosi multipla. Su di essa si potrà studiare in modo inedito l’azione dei potenziali farmaci ed eventualmente scartarli prima di passare alla sperimentazione sugli animali. «Prevediamo di partire con decine di migliaia di molecole e di arrivare alla fine di questo processo, dopo quattro anni, con due o tre molecole promettenti con cui avviare un primo studio nell’uomo», spiega Gianvito Martino.
Il bando internazionale indetto dalla International Progressive MS Alliance rappresenta un momento di svolta: per la prima volta le associazioni nazionali per la lotta alla sclerosi multipla – tra cui AISM – hanno guardato oltre i confini nazionali e messo insieme le forze per premiare i migliori progetti su scala globale. «È stato un passo fondamentale nella giusta direzione», dice Gianvito Martino. «La ricerca che conta non è più – e forse non è mai stata – nazionale; non è la ricerca di un gruppo, o di un laboratorio, tantomeno quella di uno scienziato, ma è la ricerca di una comunità scientifica intera. Serve sempre più collaborazione, oltre i confini disciplinari, sempre più sfumati, e oltre i confini geografici. Solo così possiamo progredire nella conoscenza delle malattie e nello sviluppo di terapie efficaci».
Ma le novità non finiscono qui perché se da un lato la ricerca procede a passo spedito dall’altra crescono le iniziative per migliorare le condizioni di vita di chi è affetto dalla malattia. Giovedì 22 settembre a Genova, per la prima volta in Italia, persone con sclerosi multipla, medici, infermieri, caregivers e startupper si incontreranno e si confronteranno per condividere stimoli e generare insieme innovazione in risposta ai bisogni di chi vive con questa malattia. «TechCare: dalla cura al prendersi cura», questo il nome dell’iniziativa promossa da Sanofi Genzyme – insieme a Talent Garden, piattaforma fisica per i talenti del digitale, e all’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM), avrà come obbiettivo l’individuazione di idee per rispondere a 3 sfide concrete, selezionate tra le centinaia postate da persone con sclerosi multipla sulla piattaforma della campagna europea «The World Vs MS».
FONTE LA STAMPA
Nella foto Gianvito Martino direttore Divisione Neuroscienze del S. Raffaele: a lui il finanziamento per la ricerca