Nelle ultime ore, sette ospedali da campo e una banca del sangue che erano stati allestiti nella città siriana di Aleppo e nei dintorni sono stati colpiti dai bombardamenti dei caccia russi e da quelli dell’aviazione del regime di Bashar al Assad.
Questi bomardamenti, oltre ad impoverire ulteriormente i fragili “sistemi” sanitari in zone di guerra, ed impedire alle tante vittime di accedere alle cure mediche di cui hanno disperato bisogno, colpiscono indiscriminatamente anche il personale sanitario presente all’interno delle strutture.
L’allarme è lanciato da Foad Aodi, presidente dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) e della neonata Unione medica euromediterranea: “Negli ultimi due anni i medici e gli infermieri hanno pagato un prezzo elevatissimo per svolgere il loro lavoro in Libia, Iraq, Siria, Yemen. Si contano ben 225 morti. Non è accettabile, gli operatori devono essere tutelati”.
Adoi si rivolge inoltre alle istituzioni europee chiedendo “azioni concrete per una maggiore tutela dei medici e degli operatori che lavorano nelle ong nei Paesi a rischio” come ad esempio l’elaborazione di una mappa che segnali tutte le Ong presenti nei teatri di guerra, garantendo in questo modo maggiore sicurezza per gli operatori e per le strutture.
(Adnkronos)