Compie 10 anni il fast track, ovvero l’intervento veloce che permette a chi e’ sotto infarto di essere soccorso in tempi brevissimi. Un protocollo di intervento che ha raggiunto risultati impressionanti: il 70% dei pazienti con infarto sono stati salvati grazie all’intervento tempestivo, all’innovazione chirurgica e strumentale.
La mortalità cardiovascolare, prima causa di morte in Europa, Italia compresa, è stata visibilmente ridotta. Merito della cardiologia interventista che con interventi di angioplastica attuati in corso di infarto del miocardio, presso i 272 laboratori di emodinamica del territorio, di cui 188 attivi 24 ore su 24, ha abbassato anche i tassi di mortalità intraospedaliera al 4% contro il 25% degli anni ’70.
Agire subito e intervento del 118
Sono oltre 33mila gli infartuati ogni anno in Italia. L’azione tempestiva e la chiamata al 118 consente di accedere al ‘fast-track’ dell’infarto, un percorso salva-cuore dedicato per le emergenze ed evita le tappe del pronto soccorso.
Pazienti che al primo segnale di probabile infarto, riconoscibile da un dolore toracico opprimente al centro del petto, irradiato al braccio sinistro e da una sudorazione fredda, sono stati avviati dal mezzo di soccorso del 118 direttamente in uno dei 272 laboratori di emodinamica distribuiti tra le strutture cardiologiche sul territorio, di cui 188 attivi 24 ore su 24. In questi centri, in urgenza, 24 ore al giorno, è possibile effettuare un intervento di angioplastica coronarica , con il posizionamento di un palloncino o di uno stent, oggi garantiti a quasi 70% di pazienti infartuati (contro solo il 35% di pazienti nel 2008).
Con questo appello alla velocita’,anche da parte del paziente, interviene in occasione del primo grande esodo vacanziero, Giuseppe Musumeci, Presidente del GISE (Società Italiana di Cardiologia Interventistica), ricordando le precauzioni in vacanza: attenti al caldo e agli sforzi.
“Il ‘fast-track’ – spiega il presidente Gise – all’Ansa è un concetto molto semplice: è un percorso salva-vita con accesso diretto ai laboratori di emodinamica, previa valutazione dei soccorritori del 118 intervenuti su chiamata al domicilio del paziente. In sostanza si innesca automaticamente chiamando il 118, evitando invece di andare al pronto soccorso da un famigliare o un amico, rischiando di perdere tempo prezioso. Questo percorso è oggi disponibile nell’80% dei laboratori di emodinamica italiani (rispetto al 42% del 2008) e negli ultimi dieci anni si è triplicato il numero di angioplastiche salvavita Italia arrivando a circa 33.000 nel 2015. La rete emodinamica dispone sul territorio di 272 laboratori, di cui 188 attivi 24 ore su 24, in grado cioè di praticare un intervento di angioplastica in urgenza con l’apposizione di un palloncino o di uno stent, a seconda delle necessità, oggi garantito a quasi il 70% di pazienti infartuati contro solo il 35% di pazienti del 2008”.
Oltre alle tecniche e a percorsi accelerati – ricorda Musumeci – per mantenere il cuore in salute occorre anche attenzione al post intervento, alla terapia innanzitutto. Infine occorre attenzione anche allo stile di vita: infatti tutti, perpetrando in comportamenti scorretti, possono mettere a repentaglio la salute del cuore con un rischio maggiore per i soggetti a rischio.
“Dopo un infarto – conclude il professore – è fondamentale modificare lo stile di vita: controllando il peso, la dieta e praticando regolare attività fisica”.
Fonte: ANSA
A Uno Mattina Estate, la nota trasmissione di Rai Uno, si è parlato di infarto e di quella morsa al petto che ne è il primo sintomo: da lì inizia il ‘countdown’ e prima si agisce, maggiori sono le probabilità di successo. A spiegarne le modalità di intervento è il presidente di Sici-Gise, Giuseppe Musumeci