Medici di base sul piede di guerra in Emilia-Romagna: il loro sindacato, la Fimmg, annuncia infatti l’avvio dello stato di agitazione, e dietro l’angolo c’e’ gia’ lo sciopero che incombe. L’introduzione del software unico della Regione negli studi dei medici (visto come un sistema di controllo a distanza su ricette e prescrizioni) e le Case della salute (che i medici di base vivono come un ‘esproprio’ rispetto al rapporto con i loro pazienti) sono i due temi che hanno portato la Fimmg ad avviare la mobilitazione della categoria.
Per ora, appunto, con lo stato di agitazione; poi, “trascorsi i termini previsti dalla legge per le procedure di raffreddamento e conciliazione”, anche con “ogni legittima forma di tutela e di protesta fino ad individuare e comunicare le date e le modalita’ di eventuali scioperi”, specifica il segretario regionale della Fimmg Emilia-Romagna, Renzo Le Pera. E’ lui stesso, in una comunicazione ufficiale, a riassumere i motivi del contendere.
Primo: il software unico. Sono mesi e mesi che la Fimmg si oppone; ha perfino consigliato ai medici come dimostrare che non e’ obbligatorio. C’e’, sul punto, una “assoluta non condivisione all’iniziativa ritenendola una violazione dei contenuti dell’accordo integrativo regionale vigente, nonche’ una grave limitazione al diritto dei medici si scegliere gli strumenti professionali piu’ adatti alla corretta gestione dei dati clinici ed epidemiologici dei propri assistiti”. Di recente, Fabio Vespa, segretario Fimmg di Bologna, ha detto: “Abbiamo ragioni per ritenere che qualora questo software entrasse in uso, per il professionista diventera’ sempre piu’ difficile prescivere quanto ritenuto opportuno per il paziente: dovremo, per forza di software, piegarci a complesse indicazioni procedurali e a criteri di appropriatezza del tutto discutibili”.
La Fimmg ha anche provato a discutere “piu’ volte” di alternative al software unico e “manifestato la piu’ ampia disponibilita’ a concordare le modalita’ per superare eventuali criticita’ tecniche e di compatibilita’ economica, senza ottenere alcuna risposta da parte dell’assessorato alle Politiche per la salute della Regione”, segnala Le Pera. Poi c’e’ il capitolo Case della salute. Il loro assetto organizzativo, secondo la Fimmg, fa a pugni con gli accordi per per la medicina generale. “Ma soprattutto, ruolo compiti e funzioni della medicina generale sono non condivisi e non condivisibili laddove prefigurano un ruolo, per il medico di medicina generale, puramente subordinato di erogatore di prescrizioni privo di autonomia professionale, selezionatore di elenchi di assistiti da affidare -per le funzioni di prevenzione, diagnosi e cura- ad altre categorie professionali, con conseguente limitazione o perdita per i cittadini della libera scelta del medico curante e del rapporto di fiducia e, quindi, della continuita’ dell’assistenza medica”.
In pratica, i medici di base dovrebbero attenersi a cio’ che, nelle Case della salute, gli infermieri prescrivono come cure ai pazienti. “Tutto cio’ in assenza di un’intesa almeno regionale sottoscritta. E tutto cio’ nonostante la piena disponibilita’ della Fimmg, manifestata in ambito nazionale e regionale, peraltro realizzata o in via di realizzazione in altre regioni, con ben altri contenuti assistenziali e modalita’ organizzative che, in Emilia-Romagna non sono mai state nemmeno prese in considerazione”, evidenzia Le Pera.
(Mac/ Dire)