Il NHS (National Health Service è il sistema sanitario nazionale in vigore nel Regno Unito) è stato un campo di battaglia chiave nel periodo referendario che ha portato alla decisione di uscire dall’Europa.
Ma cosa significa Brexit per il Servizio Sanitario?
Il servizio sanitario ha “beneficiato enormemente” dall’impiegare infermieri stranieri provenienti dall’Europa, ha dichiarato il Presidente del NHS, avvertendo che il loro beneficio potrebbe non esserci se a seguito della decisione di lasciare l’Unione Europea questi decidessero di andare via.
L’amministratore delegato della NHS, Simon Stevens, ha dichiarato che “se solo una parte di infermieri e medici scegliessero di lasciare gli UK, ci sarebbe un “vero problema” negli ospedali di tutta la Nazione”. E aggiunge: “abbiamo 130 mila infermieri dell’unione Europea, medici e operatori sanitari negli ospedali e nelle case di cura e andremmo a perdere i benefici che essi hanno portato al sistema.”
Heidi Alexander, Shadow Secretary of State for Health, dichiarata la novantunesima persona più influente nel NHS dall’Health Service Journal nel 2015, in un corteo pubblico con i sindacati, si era dichiarata per il Remain, perché a suo parere, sono molto di più i professionisti sanitari che contribuiscono a rendere efficiente il sistema, che quelli vicini di letto negli ospedali. Con il Brexit si rischia di far precipitare in una crisi ancora più profonda la NHS, che potrebbe creare un buco di 10,5 miliardi di sterline. Dichiara: “10,5 miliardi di sterline significherebbe tagliare 1000 infermieri e 155 medici per ogni Trust del Regno Unito.”
Di altra opinione, Boris Johnson, ex sindaco di Londra per ben 2 mandati, esponente del partito conservatore, il quale sostiene che i costi tenuti per restare in Europa potrebbero essere riversati dopo l’uscita sul sistema NHS. Inoltre, in supporto a tale ideologia, sostiene che la diminuzione dell’immigrazione allevierebbe la pressione sul sistema sanitario, soprattutto nei Pronto Soccorso.
In questo, che può definirsi una delle scelte più importanti degli ultimi anni per il Regno Unito, il più grande sindacato di categoria R.C.N , che conta 435 mila iscritti, non ha dichiarato nessuna presa di posizione.
L’amministratore delegato, Janet Davies, aveva dichiarato qualche giorno prima del voto: “mentre i benefici sono stati testati , non sappiamo le conseguenze del venirne fuori.”
In questo scenario possiamo leggere su molti social network la preoccupazioni degli infermieri italiani che da tanto o da poco, per passione o per esigenza, si sono trasferiti nel Regno Unito.
Una pagina molto attiva in questi giorni è stata sicuramente quella di “Infermieri italiani in UK” su facebook.
Gli aggiornamenti sull’andamento dei sondaggi, sulle votazioni fino agli scrutini, sono stati sempre molto interessanti, anche le condivisioni di articoli in lingua originale per poter comprendere le ragioni delle due parti.
Interessante anche l’ultimo video postato per capire nella parte pratica e più burocratica cosa potrebbe cambiare dopo l’effettiva uscita degli UK dalla UE.
Anche la Federazione Nazionale Ipasvi si è attivata sulla pagina facebook, attraverso un questionario per raccogliere informazioni e suggerimenti da utilizzare e condividere tra le varie sedi provinciali che si trovano a supportare i colleghi nella preparazione delle domande di iscrizione all’albo inglese NMC.
Nelle prossime settimane comprenderemo meglio la portata di quanto accaduto, sperando per quel che ci riguarda come Professione, di non avere grosse ricadute sui tanti italiani nel Regno Unito.
Autore articolo: Dr. Antonio Torella (a.torella@icloud.com)
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