Tra i due e i dieci milioni. Tanti sono i microrganismi che si trovano dalla punta delle dita fino al gomito di tutti noi. E ognuno di essi, dopo un giorno senza lavarsi le mani, si è moltiplicato 2 mila miliardi di volte. Per questo è fondamentale lavarsi le mani, ancor di più in ospedale.
Nasce da questa consapevolezza la campagna “Una mano pulita salva la vita” che il Policlinico di Sant’Orsola ha realizzato all’interno del nuovo Polo cardio-toraco-vascolare, in collaborazione con la Fondazione Dani Di Giò – Onlus. Slogan, pannelli informativi ma anche e soprattutto dispenser con gel in tutti i corridoi del Polo. Un intervento sperimentale che presto si estenderà in altri padiglioni.
La Fondazione Daniela Di Gioacchino, in forma abbreviata Fondazione Dani Di Gió, nasce con l’intento di impedire che si verifichino drammatici casi di decesso in ospedale, come quello di Daniela, 36 anni, entrata in ospedale per delle semplici flebo ricostituenti e morta a causa di un’infezione contratta durante il ricovero che le ha causato una broncopolmonite, nonostante fosse stata in piena estate. Lo scopo della Fondazione è quello di promuovere la prevenzione delle infezioni ospedaliere(infezioni nosocomiali), fenomeno spesso sottovalutato ma molto più frequente di quanto si possa immaginare.
«Sulle nostre mani ci possono essere tra i due e i dieci milioni di microrganismi dalla punta delle dita fino al gomito – precisa nell’articolo di approfondimento del Resto del Carlino, Fabio Tumietto, responsabile del programma Epidemiologia e controllo del rischio infettivo correlato alle organizzazioni sanitarie del Sant’Orsola – e si stima che su 100 infezioni associate all’assistenza sanitaria, in media il 20-30% siano prevenibili, e il principale mezzo di trasmissione sono le mani non igienizzate. E ci potrebbero essere più microrganismi sotto un anello di quante sono le persone in Europa. Per questo, prima del contatto con il paziente, sia i familiari, sia i sanitari devono lavarsi le mani».
Dottor Tumietto, sono numeri choc. Allora prima di entrare in un ospedale bisogna prendere delle precauzioni?
«Sì, ma soprattutto per proteggere i ricoverati: i nostri malati devono poter essere toccati e accarezzati, perché anche di questo hanno bisogno, in piena sicurezza. Le morti annuali da infezioni ospedaliere oscillano tra quattro e 5mila, una cifra che l’Istituto superiore di sanità e il ministero della Salute non sono in grado di quantificare con certezza. L’Italia è in ritardo, dobbiamo recuperare la cultura dell’igiene delle mani, come raccomanda l’Oms che ha istituito il 5 maggio di ogni anno la Giornata mondiale contro le infezioni ospedaliere».
Chi entra nel nuovo padiglione 23 viene accolto da pannelli informativi su sfondo verde e da dispenser di soluzione igienizzanti. Una novità per tenere lontano i microbi?
«Certamente – assicura l’infettivologo –. È solo il primo passo della campagna ‘Una mano pulita salva la vita’ che coinvolgerà tutto il Policlinico. Assieme al team dedicato al controllo del rischio infettivo, abbiamo selezionato le aree più visibili e accessibili per richiamare l’attenzione su un gesto semplice, ma di grande efficacia. Lo scorso anno sono stato contattato dalla Fondazione Dani di Giò, intitolata a una giovane scomparsa a causa di un’infezione ospedaliera, abbiamo parlato del progetto, fortemente voluto anche dal direttore sanitario Anselmo Campagna, e abbiamo trovato nella onlus il sostegno economico necessario per avviare il progetto».
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Foto tratte dalla Pagina Facebook del Policlinico S.Orsola di Bologna