Il Ministro dell’Università e il Ministro della Salute esprimono “vivo apprezzamento” per l’istituzione della Conferenza nazionale permanente dei direttori dei master in Cure palliative e in Terapia del dolore, presieduta dal docente Unibo Guido Biasco
“Vivo apprezzamento” per un organismo che “può rappresentare un importante strumento di analisi, valutazione e coordinamento interno dei diversi master in cure palliative e terapia del dolore”. È quanto si legge in una lettera firmata dal Ministro dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini e dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, indirizzata a Guido Biasco, docente al Dipartimento di Medicina specilistica, diagnostica e sperimentale dell’Università di Bologna e presidente della Conferenza nazionale permanente dei direttori dei master in Cure palliative e in Terapia del dolore.
Istituita presso il MIUR, la Conferenza comprende una trentina di direttori delle università che si sono impegnate nel settore e circa sessanta membri aggregati, con l’obiettivo di mettere a punto piani formativi omogenei e di arrivare progressivamente a certificazioni, subspecialità e ad una vera e propria specializzazione in cure palliative. Un’operazione culturale e disciplinare che vede l’Università di Bologna, con il supporto della Fondazione Seràgnoli, nel ruolo di guida e motore propositivo (Fonte Magazine Unibo)
Di seguito riportiamo il commento del Prof. Guido Biasco, Presidente della Conferenza nazionale permanente dei direttori dei master in Cure palliative e in Terapia del dolore.
Sintesi sul contesto e sui programmi della Conferenza Nazionale Permanente dei Direttori di Master in Cure Palliative e in Terapia del Dolore
I Master Universitari in Cure Palliative e in Terapia del Dolore sono stati presentati in marzo 2011, approvati dal CUN il 21 aprile 2011 e poi dal Consiglio Superiore di Sanità il 13 dicembre dello stesso anno.
Con decreti a firma dei Ministri Balduzzi e Profumo, in data 4 aprile 2012 , cinque master sono stati definitivamente indicati come un processo formativo post-laurea riconosciuto in risposta alle disposizioni della Legge 38 del 15 marzo 2010.
A distanza di quasi quattro anni, oggi sono attivi sul territorio nazionale 29 master di cui 10 master di primo livello per infermieri dell’adulto, pediatrici e fisioterapisti, 7 master di alta formazione e qualificazione in cure palliative dell’adulto, 7 master di alta formazione e qualificazione in terapia del dolore, 2 master di alta formazione e qualificazione in cure palliative pediatriche, 3 master di secondo livello per psicologi in cure palliative.
I criteri che regolano la attivazione e il funzionamento di questi master sono esposti nei decreti e sono ben chiari: la individuazione delle caratteristiche delle Università che li propongono, la composizione del corpo docente, il profilo disciplinare dei direttori, le lauree di accesso, i piani didattici, la formazione professionalizzante, la durata dei corsi.
Ora, le disposizioni citate nel decreti del 2012, una volta alla prova dei fatti legati alla realizzazione dei diversi master, ha fatto emergere difficoltà pratiche che hanno portato alla ricerca di soluzioni non sempre perfettamente in linea con quanto stabilito per Legge. Questa evoluzione va attentamente esaminata per evitare di incorrere in una criticità che verrebbe contro ad uno dei principi ispiratori la costituzione dei master stessi, cioè quello della formazione di professionisti omogeneamente preparati da inserire nel mondo delle cure palliative e della terapia del dolore.
Se da un lato, gli aspetti di criticità operativa sono da analizzare e correggere, un problema sempre più sentito riguarda la spendibilità nel mondo professionale del titolo di conseguimento dei master.
Oggi sono abilitati ad entrare nei concorsi di Cure Palliative i medici specialisti in nove specializzazioni. A questi si aggiungono coloro che pur senza specializzazione hanno tre anni di attività certificata al 27.12 2013, data di entrata in vigore della Legge, e forse, ma è poco chiaro, i MMG.
Ma poi? Chi inseriamo nel mondo della professione? In assenza di una scuola di specializzazione o di sub-specializzazione i master sono oggi l’unica forma in grado di garantire una formazione delineata da una disposizione ministeriale. Alternative di aggiornamenti e corsi vari, non possono uscire dall’alveo della Istituzione deputata alla formazione, che è la Università, e nello stesso tempo non garantiscono qualità e omogeneità. Questo non sarebbe a favore della affermazione delle cure palliative e della terapia del dolore.
Inoltre i master garantiscono formazione codificata anche per gli infermieri.
Per il momento abbiamo compreso che non si può sperare a breve in una certificazione abilitante. I motivi sono diversi, dalla struttura a mercato di questi modelli didattici al rischio della apertura di una falla normativa che potrebbe essere incontrollabile e frutto di conflitti.
Pertanto i master per fare valere il loro ruolo di unica e solida formula formativa nel settore della palliazione e della terapia del dolore devono garantire qualità e omogeneità nel rispetto della Legge e dei decreti che li hanno normati. Nello stesso tempo, le difficoltà incontrate nella loro applicazione devono essere rilevate e possibilmente corrette, ma sempre nell’ambito di provvedimenti ratificati a livello istituzionale.
Per arrivare a questi obiettivi il 15 dicembre 2015 si è ufficialmente costituita presso il Ministero della Università la Conferenza Permanente dei Direttori di Master in Cure Palliative e in Terapia del Dolore. La Conferenza raccoglie tutti i direttori di master universitari e due docenti, non solo universitari, di ogni master. Inoltre sono invitati i presidenti delle Società Scientifiche maggiormente coinvolte nell’area nel tentativo di creare una cultura palliativa nel mondo della gestione della salute con auspicabili ricadute organizzative e applicative e con una espansione a tutta la società civile. In tutto un centinaio di professionisti della formazione della ricerca e della assistenza in cure palliative per dare forza e sostenere la crescita di un corpo di professionisti solidi ed efficienti nell’affrontare il tema delicatissimo della sofferenza, della inguaribilità e del fine vita.
La Conferenza ha ricevuto il riconoscimento di due Ministri, della Università e della Salute, una evenienza rara che sottolinea l’interesse delle Istituzioni governative, nelle espressioni dei massimi esponenti del settore, per le attività e gli obiettivi della Conferenza.
I passi operativi di questa Conferenza sono finalizzati al consolidamento del riconoscimento dei master come modelli formativi solidi e sicuri.
Per questo la proposta è quella di partire con una ricognizione della struttura formale e operativa dei singoli master, la rilevazione delle criticità, proposte migliorative da presentare nelle sedi opportune ma nel contempo realizzazione di piani di verifica della qualità della formazione come site visit anche internazionali o formule di accreditamento. La evoluzione di questo programma potrà essere anche la certificazione, ma se si assicura una conduzione seria e coerente di fatto i master diventeranno l’unica formula garantista di una formazione affidabile ed accresceranno il peso del loro ruolo nelle fasi di selezione del personale per i ruoli del SSN di settore.
Una appendice, non piccola degli obiettivi della Conferenza, riguarda il pre-laurea. Entrare nelle Scuola di Medicina e di Infermieristica è un programma che la Conferenza non può trascurare. Il progetto è quello di interfacciarsi con la Conferenza dei coordinatori dei corsi di laurea delle Scuole Mediche e delle Professioni, e con la Conferenza dei Rettori, per fare massa critica a sostegno della richiesta di corsi pre-laurea dedicati.
E’ evidente che questo progetto può realizzarsi solo con la convergenza della Università con il mondo professionale. Per questo motivo la Conferenza che nasce nella Accademia si pone però al di fuori di contrasti che troppo spesso indeboliscono programmi dai contenuti nobili e sinceri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA