È del quotidiano La Repubblica l’articolo di approfondimento sul fenomeno dell’emigrazione degli infermieri italiani in Inghilterra.
Sono oltre 100 i giovani infermieri laureati che in meno di un anno hanno deciso di trasferirsi a Preston, cittadina con poco più di 130mila abitanti del Lancashire in Inghilterra, con un ospedale che conta 800 posti letto e oltre 1800 infermieri.
I primi sono arrivati nel 2015: “giovani, amici, laureati“. Così sono descritti nell’articolo. La maggior parte provenienti dal nord est italiano. Ma anche tanti friulani, toscani, lombardi, pugliesi e campani. “e certi pomeriggi – prosegue l’articolo – nel reparto di Pneumologia la tentazione è parlare solo in dialetto del Nordest“.
“Nel clima poco clemente di questa terra, si è creata una specie di enclave. La fame di personale sanitario degli inglesi e l’incapacità del sistema italiano di offrire ai giovani un valido motivo per non andarsene hanno convinto oltre cento infermieri a trasferirsi a Preston, un’ora da Manchester e altrettanto da Liverpool“.
La stima e la fiducia che il sistema inglese riserva ai giovani neo laureati italiani si riscontra già dall’accoglienza. Nicolo Mattana, 23enne di Mestre la descrive così: “Quel giorno abbiamo avuto un’accoglienza strepitosa, sono venuti a prenderci con i taxi fino a Manchester. Poco dopo l’atterraggio, eravamo già tutti e trenta in ospedale a provare le misure delle nuove divise. Ci hanno trovato un primo alloggio, abbiamo avuto un bonus di 1.500 sterline per i corsi di formazione”.
“Gli infermieri di Preston sono immigrati moderni, nel senso che la maggior parte di loro non ha intenzione di costruirsi una vita qui, ma considera questa solo una tappa del proprio viaggio professionale e umano. Maria Cappelletto di Biancade (Treviso) sta studiando per il concorso in Friuli; Erica Zanta di Marcon e Davide Marin da Santa Maria di Sala (Venezia), quello di Pneumologia, dove gli infermieri italiani sono 10 su 25, aspettano le selezioni in Emilia Romagna. “Ma non sappiamo se abbiamo davvero voglia di tornare”, confessano. Perché l’Italia può attendere
La definisce “una bella esperienza” Cristina Zilio di Rosà (Vicenza). “Stipendi, possibilità di cambiare reparto e ospedale, amici e riconoscimento sociale del lavoro giocano a favore dell’Inghilterra“. Con lo sguardo però rivolto all’Italia: “on abbiamo dimenticato il nostro Paese. Però se possiamo restare ancora un po’ fuori perché no?”
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