Laura Berti
12 aprile 2024
Sette anime
Il disastro di Suviana
È una giornata come un’altra.
Come ogni giorno si timbra il cartellino, si indossano i dpi e ci si mette al lavoro.
È una giornata un po’ strana questa del 9 di aprile, è nuvolo, dicono che dovrebbe piovere ma poi esce il sole per poi riannuvolarsi.
Ma dopotutto a 8 piani sotto il livello del lago il meteo è un po’ ininfluente.
Conta per dopo, per quando si esce per tornare a casa, stanchi ma felici.
Si cena con i colleghi e si chiamano le famiglie, magari distanti centinaia di km.
Però questo 9 aprile ce lo ricorderemo.
Ce lo ricorderemo perché abbiamo perso la vita.
C’è stato un boato.
L’acqua è arrivata impietosa e ci ha travolti.
Poi il buio.
Poi il silenzio.
Il 9 aprile a Suviana volavano gli elicotteri.
Danzavano come libellule.
Eli Bologna
Eli Pavullo
Eli Ravenna
Il personale sanitario pronto a intervenire per curare i feriti e i superstiti, consapevoli che certi servizi te li porti nell’anima, incastonati per sempre.
Il 9 aprile a Suviana luccicavano le luci girevoli delle ambulanze, dei vigili del fuoco, delle forze dell’ordine.
Si udivano le sirene.
Si udivano già a Bologna correre su per prestare soccorso.
Ho parlato con una amica che ha fatto immersioni e mi spiegava la difficoltà delle immersioni in acqua dolce, mi spiegava la difficoltà di immergersi in un contesto come quello della centrale idroelettrica, con scarsa visibilità, idrocarburi in acqua ed equipaggiamento che da solo pesa una 40ina di kg.
Poi ho visto i video di quei sommozzatori e ho pensato che ognuno di loro meritava un abbraccio.
Perché anche loro portano nell’anima il peso di certi servizi.
Sette anime.
Sette anime è il conto di una tragedia.
Non sono qua a fare processi, quelli li ho sempre lasciati alle aule di tribunale, a chi fa il magistrato di mestiere perché il suo lavoro lo sa fare.
Non mi piace fare i verdetti mediatici perché ho imparato che nelle tragedie bisogna usare il cuore e non la rabbia del furor popolare.
Soprattutto quando ancora ci sono indagini e perizie di chi è più preparato di me e forse di noi che non facciamo quel mestiere.
Quello che ho imparato è usare il cuore.
Allora vorrei che per un istante ci fosse silenzio.
Vorrei che tutti tacessero.
Vorrei che si imparasse a chinare il capo e portare rispetto.
Sette anime.
Dei figli.
Dei papà.
Dei fratelli.
Degli zii.
Dei nonni.
Degli amici.
Degli uomini.
Abbiamo perso sette anime.
Altre persone sono rimaste ferite.
Ma per queste sette anime ci sono sette famiglie straziate dal dolore.
Ci sono sette cuscini vuoti nei loro letti.
Ci sono sette abbracci mancati.
Ci sono sette colleghi che non si troveranno a ridere dopo il lavoro.
Ci sono sette vite spezzate.
Da questa tragedia mi sento solo di dire grazie.
Grazie ai piloti.
Grazie ai medici e infermieri del 118.
Grazie ai vigili del fuoco
Grazie alle forze dell’ordine.
Grazie alla gente del posto che probabilmente ha offerto bevande calde ai soccorritori.
“Nessuno muore senza lasciare traccia. La vita di ognuno tocca qualcuno nel bene o nel male” (Tami Hoag)