Giornate di lacrime, speranze e abbracci. Sono quelle vissute all’Unaway Hotel di San Lazzaro, la struttura alberghiera che oltre a funzionare ancora per poco da albergo Covid , con le ultime persone in isolamento in una delle sue aree, è stata individuata dalla Prefettura di Bologna anche per accogliere i profughi in fuga dalla guerra in Ucraina. Ad oggi, domenica 6 marzo i 60 posti messi a disposizione per l’ospitalità a chi è dovuto scappare dal proprio Paese (per lo più donne e bambini) sono tutti occupati.
Ringraziamenti e abbracci
«Grazie di cuore, siete degli angeli» dice una donna che ha accompagnato alcuni dei propri cari, scortati da carabinieri e protezione civile, appena giunta davanti all’hotel. Ad accoglierli, giovedì 3 marzo, il capo di gabinetto del prefetto, Massimo Di Donato e la sindaca di San Lazzaro, Isabella Conti. «Si è mossa una macchina di comunità davvero commovente — sottolinea —: qui ci sono soprattutto bambini fra i 6 e 16 anni e con loro ci stiamo già attivando per fare in modo che possano andare a scuola quanto prima e, se le loro madri avranno piacere, li faremo frequentare anche la mensa, così da poter giocare al pomeriggio coi loro coetanei, in un ambito protetto». Tante associazioni sportive e gruppi scout del territorio si sono già offerti di dare una mano per regalare ai più piccoli in fuga momenti di svago e occasioni per mettersi alle spalle le terribili immagini che continuano ad arrivare dal loro Paese. Supporto psicologico e corsi di italiano sono poi le altre iniziative che l’amministrazione comunale punta a far partire, ricordando l’importanza di una mappatura completa con la questura dei profughi ucraini finora giunti da queste parti, compresi quelli «invisibili» perché ospitati da amici e parenti. «In questo modo potranno avere il permesso di soggiorno da rifugiati», aggiunge Conti.
Macchina organizzativa
Ad attendere i nuovi arrivati a San Lazzaro, l’equipe infermieristica diretta da Gennaro Restino, responsabile di unità organizzativa della direzione assistenziale dell’Ausl di Bologna. «Stiamo sistemando i nuclei cercando di tenerli uniti e rispondendo alle loro basilari necessità -spiega-. Cosa può servire? Giochi, libri, colori: tutto ciò che può rendere meno estraniante la vita di un bambino in una camera di albergo».
«Appena sono arrivati ho chiesto a un amico che ha una libreria di darmi qualcosa per loro, ad esempio dei Topolino: possono essere utili, anche se non capiscono l’italiano», racconta Vittoria, operatrice socio-sanitaria all’Unaway fin dalla conversione a Covid hospital. «Le stanze sono grandi e si possono aggiungere dei letti per i bambini, ma molti, forse provati dal momento, preferiscono dormire coi figli nel lettone — prosegue con gli occhi lucidi —. Questa cosa mi ha fatto da subito molta tenerezza: da mamma capisco il loro dolore terribile. Raccogliamo davvero le lacrime di tante persone in questo momento, si tratta di una tragedia che sta colpendo tutti».