Guido Silvestri, originario di Senigallia, è professore ordinario di Patologia Generale alla Emory University di Atlanta (Georgia – USA). Dal 2001 dirige un laboratorio di ricerca specializzato nello studio dell’infezione da HIV, di cui è considerato uno dei massimi esperti al mondo.
Professore, in tutte le infezioni riveste un ruolo cruciale la prevenzione. Volendo entrare nello specifico ci piacerebbe approfondire il tema dei vaccini. Quali sono i percorsi che portano dalla scoperta all’approvazione di un vaccino? Per un vaccino contro un virus nuovo come il Sars-Cov 2 quali sono i tempi? Le tappe sono sempre le stesse: studi pre-clinici in vitro e sugli animali, seguito dagli studi clinici sull’uomo, di Fase I, II e III. Direi che si riuscissimo ad avere un vaccino di comprovata sicurezza ed efficacia entro 18 mesi sarebbe un ottimo successo.
In attesa del vaccino, quali sono al momento le opzioni terapeutiche? Abbiamo letto di diversi trattamenti, Remdesivir, Tocilizumab, plasma dei guariti, eparina a basso peso molecolare. Professore quali sono i farmaci ad oggi in sperimentazione e quali sono i dati disponibili circa la loro efficacia.
Il Remdesivir ha una efficacia parziale ma significativa nel ridurre il tempo di guarigione (da 15 a 11 giorni) e la mortalita’ da 11.6% a 8.0%. plasma dei pazienti guariti, Tocilizumab e Baricitinib sono promettenti sulla base dei primi dati e della patofisiologia, ma non abbiamo ancora studi randomizzati e controllati.
Durante questa emergenza sanitaria abbiamo visto come un ruolo rilevante è stato giocato, nel bene e nel male, dalla comunicazione e dai mass media. Come sono cambiati i paradigmi comunicativi della comunità scientifica? Secondo lei quanto hanno contribuito i social nella diffusione di notizie prive di fondamento scientifico?
I social sono un mezzo, possono essere usati per fare buona divulgazione scientifica ma anche per diffondere fake news. Se girano bugie la colpa non e’ dei social, ma di chi le fa circolare.
E’ argomento di dibattito nella comunità scientifica e professionale l’utilizzo della diagnostica di laboratorio indirizzata ai test sierologici. In molti si chiedono se tali test siano attendibili. Abbiamo dati circa sensibilità e specificità di questi test?
Dipende dal tipo test usato. Ma bisogna ricordare che i test sierologici possono avere una sensibilita’ e specificita’ diversa a seconda della popolazione che si sta esaminando.
In Italia ci apprestiamo ad affrontare la fase due e subito si è accesa la polemica tra parte del mondo politico e la comunità scientifica circa le modalità di allentamento del lockdown e sulle possibili ripercussioni sull’andamento epidemiologico. La crisi sanitaria è diventata anche crisi economica. L’argomento è molto complesso, potrebbe offrirci alcuni spunti di riflessione?
Per come la vedo io siamo come una barca che naviga tra due scogli – da un lato c’è lo scoglio del virus (e della malattia), dall’altra c’è lo scoglio del disastro economico, che alla fine dei conti crea dei problemi enormi anche dal punto di vista socio-sanitario. Con la “cosiddetta” riapertura stiamo sterzando dallo scoglio del disastro economico, ma fatalmente ci avviciniamo allo scoglio del virus, ed a questo dovremmo essere molto attenti.
“Il virus si evolve”, “Il virus è mutato”, questi alcuni dei titoli di giornale circolati in Italia. Professore, il virus Sars-Cov 2 è davvero mutato cosi tanto rispetto a quello cinese? Inoltre le chiediamo se dato che il virus ha necessità dell’ospite per replicarsi e sopravvivere, è cosi impensabile che possa mutare in una forma meno letale?
Il virus muta meno di altri virus come HIV ed influenza. Sulla “speranza” si attenui c’è da dire che non e’ solo una speranza ma una tangibile possibilita’ basandosi sul modello classico della interazione tra virus e ospite.
Qual è la prognosi dei pazienti Covid+?
In generale possiamo dire che i casi severi sono intorno al 20%, con una mortalita’ totale stimata tra 1 e 5%. L’eta’ avanzata e la pre-esistenza di patologie cardiovascolari e respiratorie aumenta il rischio di malattia severa o mortale.
Uno studio pubblicato in questi giorni parla di una immunizzazione del 100% dei soggetti guariti. Cosa possiamo interpretare questi dati? Secondo lei, per quanto tempo saranno presenti tali anticorpi?
E’ importante sapere che i pazienti con malattia sviluppano anticorpi sempre o quasi. Pero’ sulla durata di questi anticorpi, ancora e per ovvi motivi, non possiamo pronunciarci. Sulla base dell’immunita’ contro altri coronavirus è lecito pensare che possano durare almeno 1-2 anni.
Professore lei è molto seguito sui social. Da pochi giorni ha anche inaugurato la rubrica “Pillole di ottimismo” su Medical Fact. Lei esordisce in tutti i suoi post con “L’ottimismo che viene dalla conoscenza”. Ci può spiegare questa frase?
Vuol dire che se conosciamo i fatti, ed in questo caso i fatti scientifici, possiamo prendere decisioni logiche che in genere fanno andare le cose per il meglio. E’ per questo che dobbiamo essere ottimisti!
Intervista a cura degli Evidence Warriors dell’Opi di Bologna.