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Il 2 agosto è una lacrima, calda, che scivola lentamente

Il 2 agosto è una lacrima, calda, che scivola lentamente

Il 2 agosto è una lacrima, calda, che scivola lentamente
| venerdì 2 Agosto 2019
2 Agosto 1980 (Paolo Ferrari)
2 Agosto 1980 (Paolo Ferrari)

 

Chi non è di Bologna spesso non capisce la ferita che portiamo nel cuore ogni anno, il 2 agosto.

Il 2 agosto a Bologna è uno squarcio mai chiuso.

È una stazione distrutta da una bomba.

È il corpicino di una bambina di nemmeno 3 anni.

È cemento sgretolato.

Acciaio divelto.

Un treno dilaniato.

È il rumore delle cicale.

Il fruscio dei ventagli di persone in attesa del treno che doveva portarle via per le vacanze.

È un bacio non dato, un abbraccio rubato.

Il 2 agosto è ingiustizia per una verità che non viene mai a galla.

È il dolore di chi rimane e non può arrabbiarsi con nessuno per aver perso un figlio, un marito o una moglie, un nipote, un amico solo perché chi ha fatto scoppiare una bomba non ha ancora un nome dopo 38 anni.

Il 2 agosto a Bologna è un muro rotto, una lastra di marmo con nomi e gli anni di coloro che sono morti, uno squarcio nel pavimento; se capitate in stazione andateli a vedere.

Il 2 agosto è un autobus rosso e giallo, con il numero 37, con i corpi coperti dai lenzuoli bianchi.

È un carabiniere, un poliziotto, un militare, un passante, un pompiere, un vigile, un operaio, un barista, una casalinga che scava fra quelle macerie.

È una città che accorre e soccorre.

È il lavoro di medici, infermieri, personale delle ambulanze, poliziotti, pompieri, militari.

È la spinta che fece nascere il 118.

È la frenesia nei pronto soccorso degli ospedali che si videro arrivare le vittime ferite dall’esplosione.

È l’odore del sangue.

L’odore della pelle ustionata.

È un colpo al cuore.

Il 2 agosto a Bologna è qualcosa di indimenticabile.

Il 2 agosto è una lacrima, calda, che scivola lentamente sullo zigomo proseguendo sulla guancia.

Il 2 agosto è una città che da lezione di altruismo.

Il 2 agosto è la mia Bologna che piange da 38 anni.

E ogni volta ripenso a chi, come me, è qua a parlarne perché quel giorno uno dei genitori non ha sentito la sveglia e non è andato a prendere il treno, ha avuto un inghippo e non è passato dalla stazione.

 

di Laura Berti

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