“Lancette avanti… vai a dormire un po’ prima!… Lancette indietro… vai a dormire un po’ dopo!”. Ecco il classico suggerimento anti-stress per affrontare anche quest’anno l’ora legale, che scatterà nella notte tra sabato 24 e domenica 25 marzo togliendo agli italiani un’ora di sonno. Meglio dire subito che pochi ragazzi vogliono farlo e gli adulti quasi sempre non vi riescono anche volendo, essendo sovraccarichi di lavoro e di impegni. “In verità l’ora legale anche per me è un evento disagevole che ormai provo da molti anni. L’ho vissuto dalla prima volta con spirito solidale a seguito di quell’informazione statale che nell’immaginario personale sollecita sempre la speranza a un tornaconto, in termini economici per effetto del risparmio energetico e in termini fisici per la maggiore esposizione ai raggi solari. Col passare degli anni- racconta lo psicologo giuridico Gennaro Iasevoli– la mia osservazione però si è focalizzata principalmente sul disagio psicologico dovuto a una forma di sonnolenza pervasiva che si manifesta in molti individui dal primo giorno dell’anticipo orario e che poi diminuisce lentamente nel corso di un mese e oltre. Ugualmente, ho notato che la mente percepisce, parimenti, un forte disagio al rientro in autunno nell’orario solare, per effetto dell’oscurità anticipata. Quindi, anche il ritorno all’orario solare causerebbe un disagio da riadattamento che si protrae ugualmente per circa un mese“.
I SINTOMI
Tali effetti psicologici, prosegue Iasevoli, “a livello diagnostico vengono etichettati come frustrazioni della sfera psichica e quindi restringimenti e limitazioni delle normali funzioni psichiche, che in alcune persone possono comportare gli stessi effetti deleteri dello stress: sonnolenza, insonnia, modifica degli orari abitudinari e delle preferenze, incapacità di concentrazione, errori da distrazione, dimenticanze, scarso rendimento, stanchezza nella vista, diminuzione della capacità di attenzione, disorientamento, irritabilità e reazioni disordinate. I sintomi quindi durano pochi giorni, ma in alcune persone possono durare più di un mese, appunto perché non tutti si stressano alla stessa maniera”.
LE PERSONE PIU’ COLPITE
Le persone più colpite dallo stress dell’ora legale sono purtroppo “quelle più impegnate nello studio, nel lavoro o nella famiglia. Mentre tutti quelli che non hanno impegni giornalieri di routine provano soltanto disagi insignificanti, avendo la possibilità di alzarsi dal letto al momento di proprio gradimento”.
DI CHE STRESS SI TRATTA?
La caratteristica di questa tipologia di ‘stress’ è “la somiglianza con la stanchezza che sopravviene per effetto di una forzatura delle modalità dell’impegno lavorativo, di studio o di sede. Ma si sa- sottolinea lo psicologo- che quando si va a misurare lo stress delle persone causato dallo scompenso orario, non si riescono a trovare esattamente le forzature e i patimenti psicologici. Ogni persona è un caso a sé e ognuna manifesta idee vaghe e soggettive sui concetti di forzatura e resistenza. I danni da stress spesso diventano impercettibili da parte dei non esperti e difficilmente risultano osservabili anche da parte degli psicologi; né si può facilmente giungere alla determinazione del nesso causa-effetto riguardante gli elementi scatenanti lo stress. Nelle persone sono innumerevoli le variabili e le dinamiche psicologiche che nel corso della giornata accompagnano la produzione di stress, pertanto non è possibile oggettivamente misurarle. Addirittura è dimostrato che una determinata fonte di stress, denunciata come tale da una persona, rappresenti invece un elemento di gratificazione e di rilassamento per un’altra. E’ stato notato che alcuni individui sono più resistenti allo stress da ‘ora legale’- conclude Iasevoli- mentre altri lo sono in maniera minore, poiché le variabili mentali personali modificano, accentuano o diminuiscono la percezione e il riconoscimento di una situazione stressante e l’effetto della fonte di disturbo”.
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