Una superficie del nostro intestino grande come un campo da tennis è popolata di microrganismi, che sono mediamente 10 volte più numerosi delle cellule del nostro corpo. Questa popolazione sterminata di batteri forma il microbiota, più comunemente definito flora batterica, che regola molte funzioni complesse dell’organismo a partire dalla digestione fino alle difese immunitarie. Se il loro equilibrio viene alterato a causa di uno stress o dell’età, è probabile che si verifichino disturbi di varia natura, a partire dai problemi intestinali fino alle infezioni virali.
Più difese immunitarie e migliore risposta ai vaccini
Bifidobacterium e lactobacillus sono i nomi delle più grandi e note famiglie di probiotici, che includono al loro interno centinaia di specie e altrettante centinaia di ceppi. Alcuni di questi hanno dimostrato la loro efficacia nella prevenzione e nella terapia di diversi disturbi, come quelli gastrointestinali associati all’uso di antibiotici, la sindrome dell’intestino irritabile o le coliche neonatali. Tuttavia la loro efficacia sembra interessare anche il sistema nervoso e immunitario, che molte ricerche hanno dimostrato essere strettamente legati a ciò che avviene nell’intestino.
«Possiamo considerare il microbiota come il più grande organo immunitario che abbiamo e l’intestino come il secondo organo nervoso dopo il cervello» spiega Morelli. Alcuni ceppi di probiotici, ad esempio, hanno dimostrato ridurre il dolore nei pazienti oncologici sottoposti a radioterapia, mentre altri hanno dimostrato indurre una risposta immunitaria sui linfociti T e B e sulla componente fagocitaria del sistema nervoso. «Stimolare questo tipo di risposte può essere utile nell’aumentare la vigilanza immunitaria aspecifica, nella prevenzione delle infezioni delle via respiratorie o in affiancamento alla vaccinazione antiinfluenzale, poiché accresce la risposta degli anticorpi al vaccino» sottolinea Morelli.
Scudo contro l’influenza
Favorendo il riequilibrio della flora batterica intestinale, i probiotici contribuiscono a tenere alto il numero di batteri buoni che popolano l’intestino, che a loro volta fanno da scudo a quelli cattivi e ai virus. Una recente ricerca pubblicata su Scientific Reports ha dimostrato che un particolare ceppo di probiotici – Lactobacillus casei DK128 – è in grado di proteggere i topi contro virus influenzali anche ostici, come H1N1, impedendo l’eccessiva proliferazione del virus all’interno dei polmoni e il conseguente calo di peso che caratterizza l’influenza. «Risultati positivi sono stati evidenziati anche negli adulti e nei soggetti anziani in relazione alla durata del raffreddore comune e alle infezioni simil-infuenzali» sottolinea Morelli.
Quando e come assumerli?
Se i risultati scientifici a favore dei probiotici si stanno moltiplicando, c’è ancora moltissimo da scoprire sui singoli ceppi e sulla loro utilità nei singoli casi. Per questo le linee guida internazionali sono caute nel dettare raccomandazioni su quanto e come assumerli. «I probiotici possono risultare utili quando si pensa che la flora intestinale possa andare incontro a problemi, ad esempio prima di un viaggio, in corrispondenza di un cambio di stagione o dopo un’influenza» dice Morelli.
Con l’avanzare dell’età, inoltre, il microbiota tende a perdere lo splendore di un tempo e un qualche yogurt ricco di probiotici in più potrebbe giovare, senza mai dimenticare che una corretta alimentazione gioca sempre a vantaggio della salute della flora batterica intestinale. I batteri «buoni» del nostro intestino, infatti, proliferano con una dieta molto variegata e particolarmente ricca di fibre, come sarebbe quella mediterranea quando seguita alla lettera.
Fonte La Stampa