Destrimani o mancini si nasce o si diventa? La prima, con ogni probabilità, è l’affermazione esatta, se la dominanza manuale è in realtà già ben definita alla diciottesima settimana gestazionale. Questo, almeno, è quanto dimostrato da uno studio condotto dalla Sissa di Trieste in collaborazione con l’Università di Padova, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista «Scientific Reports».
Analizzando le caratteristiche di alcuni movimenti fetali, gli studiosi hanno saputo prevedere con grande accuratezza la preferenza motoria osservata negli stessi bambini e bambine all’età di nove anni.
La manualità si apprende in utero
I ricercatori hanno studiato la cinematica fetale per predire la dominanza manuale di 29 feti. Dopo nove anni, hanno confrontato le loro previsioni con la preferenza riportata dagli stessi bambini e bambine ottenendo un’accuratezza variabile tra l’89 e il 100 cento: a seconda dei parametri utilizzati.
In particolare, gli studiosi hanno analizzato i movimenti delle mani dei feti a 14, 18 e 22 settimane di gestazione tramite ecografia 4D, visualizzando così l’immagine tridimensionale in tempo reale e in movimento, in sedute di venti minuti ciascuna.
Tre le tipologie di movimenti studiati: due di maggiore precisione, rivolti agli occhi e alla bocca, e uno rivolto genericamente alla parete uterina. I risultati hanno mostrato che, a partire dalla diciottesima settimana, i feti non solo muovono più frequentemente quella che diventerà la mano dominante, ma i movimenti di precisione compiuti con quello stesso arto sono significativamente più rapidi.
Informazioni utili anche in ambito terapeutico?
La ricerca dimostra l’elevato livello di maturazione e specializzazione del sistema motorio in utero. Ma non solo. L’accuratezza della metodologia usata in questo studio apre nuove prospettive per il suo impiego in campo clinico. La dominanza manuale, infatti, è dovuta alla prevalenza di un emisfero cerebrale, quello controlaterale, sull’altro. La capacità predittiva della metodologia impiegata sembra essere un buon punto di partenza per il riconoscimento precoce di patologie caratterizzate da asimmetrie a livello cerebrale, come la depressione, la schizofrenia e i disturbi dello spettro autistico. Il movimento fetale potrebbe quindi essere usato per l’identificazione di nuovi marcatori che consentirebbero di intervenire precocemente e compensare eventuali problemi di sviluppo.
Fonte La Stampa