Per il quesito posto da una lettrice – «Chi è celiaco, lo sarà per sempre?» – esiste una risposta univoca: sì, anche se oggi convivere con la malattia è molto più semplice rispetto al passato. Merito della dieta senza glutine, che per i pazienti celiaci (coloro che sono già in possesso di una diagnosi) rappresenta l’unica terapia salvavita: dalla quale non è possibile prescindere. Non servono altri farmaci per tenere sotto controllo la malattia, che come tale è una condizione cronica: destinata cioè a non guarire, dal momento della diagnosi in avanti.
Quando non è celiachia
La celiachia è una malattia autoimmune che porta il sistema immunitario ad attaccare le pareti dell’intestino, scatenata da reazione impropria al glutine, che è la principale proteina del grano. I dati epidemiologici dicono che ne soffra l’un per cento della popolazione: motivo per cui il numero dei celiaci italiani è con ogni probabilità sottostimato. Il percorso diagnostico è ancora irto di ostacoli.
«Questo contesto è aggravato dal fatto che da tante parti il glutine viene ingiustamente demonizzato – considera Italo De Vitis, responsabile dell’unità operativa di medicina interna a gastroenterologia del policlinico Gemelli di Roma -. Così si hanno troppe autodiagnosi di celiachia, che poi sono di frequente sbagliate e che limitano gravemente l’ulteriore iter diagnostico».
Il rischio è quello di scambiare la celiachia con la sensibilità al glutine non celiaca (o gluten sensitivity), molto meno frequente di quanto si creda. I primi dati disponibili relativi a circa il sei per cento si basano su studi eseguiti negli Stati Uniti, mentre in Italia i dati parlano di poco più dell’uno per cento della popolazione che lamenta disturbi (soggettivi) dopo aver mangiato grano. A ciò occorre aggiungere i casi di sindrome del colon irritabile, che danno una sintomatologia in parte affine: senza che però il grano abbia nulla a che vedere col disturbo.
Come evitare il fai-da-te e fare attenzione alle false diagnosi
Non è il caso di mettersi a dieta spontaneamente senza prima aver consultato medici esperti e affrontato i test necessari e appropriati per giungere alla diagnosi. Se si ha un sospetto di celiachia, occorre rivolgersi al presidio di rete per la diagnosi della propria Asl. Se di fronte a un sospetto di patologia glutine correlata, i test della celiachia sono negativi, il medico deve approfondire il quadro clinico con ulteriori accertamenti e se ha dei dubbi deve inviare il paziente a un centro esperto, in particolare per effettuare quegli esami allergologici che permettano di evidenziare o escludere una allergia alle altre proteine del grano. Soltanto se si risulta negativi sia alla celiachia sia all’allergia ad altre proteine del grano, si può supporre la presenza della cosiddetta gluten sensitivity.
Fonte La Stampa