BOLOGNA – Formare le associazioni dei pazienti attrezzandole ad aver ‘successo’ ai tavoli con la pubblica amministrazione dove nascono le delibere, a partire da quelli della Regione. È l’obiettivo di un nuovo corso universitario che spunta a Bologna, unico nel suo genere non solo in Italia, proposto a dirigenti e operatori impegnati nella tutela dei diritti di chi viene curato.
In sostanza, ci si rivolge ai manager delle associazioni che si occupano di salute. L’ambizione è quella di dotarli di competenze trasversali, per partecipare a pieno titolo ai tavoli istituzionali e quindi alla governance della sanità. Intitolato “Formare le associazioni impegnate per la salute“, il corso (che rilascia 15 crediti formativi universitari) lo avvia la Scuola superiore di politiche per la salute dell’Università di Bologna programmandolo da gennaio a giugno 2019: si parte il 24 gennaio con il primo modulo, dedicato all’area “Salute, sistema sanitario e economia”, con la scadenza delle immatricolazioni è fissata al 19 gennaio. Non è ancora un master, quindi, anche se ci si lavora in prospettiva.
I posti disponibili sono 40, di cui 35 riservati alle associazioni e cinque a bando (sul sito dell’Ateneo). Vengono offerti sei moduli formativi da 100 ore complessive, tra didattica a suon di lezioni frontali e stage ‘osservativi’ (negli stabilimenti farmaceutici). Nel programma sviluppato su impulso delle cinque associazioni proponenti (Federasma e Allergie onlus, Feder, Amrer, Anmar e Apmar) si spazia dalla storia delle politiche di welfare all’evoluzione dei bisogni nelle comunità, fino al ruolo del cittadino negli studi clinici, gli aspetti regolatori e i brevetti, la riforma del terzo settore.
Alla presentazione del corso, questa mattina in Comune a Bologna, entrano nel merito vari addetti ai lavori che, che ciascuno dal proprio punto di vista, sostengono la necessità di una formazione più mirata per le associazioni dei pazienti.
Imma Cacciapuoti, della direzione generale Cura della Persona, Salute e Welfare della Regione, rimarca: “Vogliamo dare voce a chi rappresenta i pazienti in tutte le fasi del processo decisionale e non limitarci ad ascoltarli dopo aver deliberato. Solo i pazienti possono dirci di cosa hanno realmente bisogno e noi dobbiamo tenerne conto”.
Fonte DIRE www.dire.it