ROMA – Tra le operazioni più complesse e delicate della trapiantologia, il trapianto di polmone è un intervento relativamente giovane, visto che il primo caso registrabile (realizzato a Toronto) è di metà anni ’80. Da allora la frequenza annua nel mondo si è stabilizzata su circa 2.000 trapianti all’anno, con un numero di interventi nel nostro Paese che nel 2016 è stato di 147 (con un incremento significativo: erano 17 nel 1992, e poi 126 nel 2014).
Quale è lo “stato dell’arte” in Italia per questo delicato intervento? Quale è il rapporto tra richieste e disponibilità dei donatori? Quale è la percentuale di sopravvivenza e la qualità della vita dei pazienti? Ne ha parlato Patrizio Vitulo, responsabile dell’Unità di pneumologia dell‘Ismett-Irccs di Palermo, con una lettura durante il 44esimo Congresso nazionale dell’Aipo, a Bologna (10-13 giugno). “Occorre ricordare che il trapianto di polmone si rende necessario- precisa lo pneumologo- quando le condizioni respiratorie di un paziente diventano così critiche da rendere impossibile ogni altra opzione terapeutica. Il trapianto è indicato e risolutivo quindi per inefficacia di terapia di fronte a patologie specifiche come enfisema polmonare, fibrosi cistica, bronchiectasie, fibrosi polmonare idiopatica”.
COME AVVIENE IL TRAPIANTO
In chiave di trapianto, chiaramente la selezione e valutazione del candidato sono fattori essenziali, visto che il paziente deve essere in grado di sostenere l’intervento e di offrire buone possibilità di recupero funzionale post-operatorio, per questo non possono essere selezionati per l’intervento soggetti sopra ai 65anni, con neoplasie polmonari, malattie coronariche o sistemiche o con cardiopatie significative.
In presenza di un paziente con caratteristiche definite e con una donazione compatibile, il trapianto (operazione che coinvolge team clinici spesso anche molto distanti, uno responsabile dell’espianto e il secondo del trapianto, con un trasporto dell’organo che può anche avvenire via elicottero e con una gestione massimale della tempistica tra le due azioni cliniche di sei ore) rimane un’operazione complessa che offre però oggi percentuali di successo importanti, come confermato da Patrizio Vitulo: “I dati post-operatori dell’Ismett ci indicano che la sopravvivenza dei soggetti operati presso il nostro Irccs a cinque anni è attualmente superiore al 65%, con il 90% di giudizi positivi rispetto alla salute e alla qualità della vita dei pazienti, con insuccessi che rimangono dovuti soprattutto a problematiche di rigetto”.
I DONATORI
Ma se questo è il quadro dell’operatività medica, rimane da comprendere la disponibilità degli italiani alla donazione. Alla data dell’8 febbraio 2017 sono un milione e 894.000 gli italiani che hanno espresso il loro consenso alla donazione generica di organi: 149.686 mediante registrazione presso le Asl, 415.333 mediante registrazione presso i Comuni e 1.329.150 mediante iscrizione all’Aido (Associazione italiana per la donazione di organi). Nello stesso periodo il flusso delle liste d’attesa per un trapianto di polmone in Italia offre questo scenario: su 571 pazienti in lista nel 2016 si registrano 147 trapianti, con purtroppo 56 decessi di soggetti in attesa durante l’annata. Ciò significa che al termine dell’anno ancora 348 pazienti sono rimasti in speranza di trapianto (20 persone sono uscite dalle liste per motivi non qui significativi).
Incrociando le cifre dei “disponibili” con quelle degli “effettivamente realizzati” si può registrate quindi che nonostante la “cultura della donazione” sia sufficientemente diffusa tra i cittadini (con una tendenziale omogeneità tra Nord e Sud, che rimane “meno disponibile”, ma con dati in significativa progressione), ciò su cui occorre ancora progredire è la capacità responsiva dal punto di vista sanitario e organizzativo di gestire le liste di attesa a fronte della possibilità dei donatori. Comunque come si può ben comprendere, 147 trapianti in un anno non sono frutto di improvvisazione, ma di accurata organizzazione su tutto il territorio.
Attualmente i centri della rete di trapianti polmonari in Italia sono nove e tra questi l’Ismett-Irccs di Palermo rappresenta l’unico centro operativo al Sud. Occorre ricordare infatti che già nel 2007 è stato realizzato proprio a Palermo il primo trapianto internazionale di polmoni su un paziente sieropositivo all’Aids. Recentemente, sempre all’Ismett, sono state trapiantate di polmone due donne con fibrosi, “soggetti che hanno potuto partorire dopo il trapianto, un evento che rappresenta- conclude Patrizio Vitulo- un caso davvero importante per il progresso della trapiantologia del polmone a livello mondiale”.
Vale la pena ricordare che questo scenario complessivo si iscrive all’interno di un orizzonte continuamente monitorato dal Centro nazionale trapianti e che per il 2016 riporta queste cifre: 2.086 trapianti di rene, 1.235 di fegato, 69 di il pancreas e 267 di cuore. Per quanto riguarda le attese, sono 8.856 i pazienti in lista per il trapianto di un organo. Tra questi 6.598 aspettano un rene, in attesa di trapianto di fegato ci sono 1.041 persone, mentre attendono un cuore nuovo in 742 soggetti.
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