MILANO – Sexting e la nuova possibile frontiera del bullismo multimediale. “In Italia un adolescente su 4 ha fatto sexting e il primo messaggio si manda attorno agli 11 o 12 anni. Questo non va bene”, così Ivano Zoppi, fondatore e presidente dell’associazione Pepita Onlus, attiva da oltre dieci anni nella prevenzione del bullismo in tutte le sue manifestazioni.
Il tema “consiste in quell’attività fatta utilizzando degli strumenti multimediali per condividere immagini, suoni e filmati a contenuto sessuale e dunque non è cyberbullismo. Viene fatto tra due innamorati che si scambiano foto intime: il problema è che quelle immagini vanno sempre e comunque in rete“, spiega Ivano Zoppi.
“Parlare di sexting a scuola- commenta Valentina Aprea, assessore all’Istruzione, formazione e lavoro della Regione Lombardia- non è affatto facile e sicuramente non lo è neppure all’interno delle famiglie. Per questo, come istituzioni, siamo sempre più impegnati a promuovere azioni educative e di prevenzione che vengano realizzate congiuntamente da parte di tutti i soggetti responsabili dell’educazione, sia all’interno dei circuiti formali che di quelli informali, altrettanto decisivi”.
Secondo gli ultimi dati relativi al 2016 dell’Osservatorio nazionale adolescenza su un campione di oltre 7mila adolescenti provenienti dalle diverse regioni d’Italia: il 4% dei ragazzi dichiara di aver fatto sesso inviando foto e video su WhatsApp, sui social network oppure telefonicamente, il 6,5% ha fatto sexting e il 2% invece ha fatto sesso davanti ad una webcam. Il 10% degli adolescenti (1 su 10) ha fatto selfie intimi o senza i vestiti e il 3% pubblica queste foto intime sui social network per mettersi in mostra. Al convegno presente anche il direttore della Casa pediatrica Asst Fatebenefratelli-Sacco, Luca Bernardo: “Stiamo vedendo che il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo vive un’esplosione e non sta certo migliorando (800 casi nell’ultimo anno appurati dall’istituto, con l’8% a livello nazionale). Innanzitutto bisogna avere finanziamenti che appoggino la legge che passerà al Senato- conclude Bernardo- questo per garantire professionalità, per dire basta alle carovane di improvvisatori a livello privato, perché questa è attività che non si può improvvisare”. DIRE