Sono quasi 300 i marcatori genetici implicati nella calvizie maschile, una buona parte dei quali localizzati sul cromosoma X ereditato da parte materna. A rivelarlo è stato uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Edimburgo e recentemente pubblicato sulla rivista scientifica PloS Genetics.
La ricerca ha una particolare importanza perché fino a oggi erano stati individuati solamente pochi geni legati alla caduta dei capelli e soltanto attraverso analisi che hanno coinvolto un basso numero di persone. In questo caso invece si è partiti dal materiale genetico di ben 52 mila individui di sesso maschile raccolti nel database della UK Biobank.
L’IMPORTANZA DEL CROMOSOMA X
Per andare a individuare le 287 regioni genetiche che interagendo tra loro sono responsabili della caduta dei capelli, i ricercatori hanno prima sequenziato il DNA dei campioni. In un secondo momento hanno analizzato le differenze genetiche rilevabili, collegandole direttamente al grado di calvizie di ogni uomo.
Tra le scoperte più interessanti il fatto che degli oltre 120 geni coinvolti, 13 siano localizzati sul cromosoma X, ossia quello che ogni individuo di sesso maschile eredita dalla madre. Su questo cromosoma sono presenti circa 40 diversi marcatori genetici connessi alla calvizie. È stato poi notato come per altre variazioni fosse già conosciuto il legame con geni implicati nella crescita dei capelli e nella perdita del colore.
PROSPETTIVE PRESENTI E FUTURE
Questa ricerca apre le porte a futuri sviluppi di grande rilevanza. In particolare sarà più facile realizzare farmaci mirati a prevenire la caduta dei capelli, che si aggiungeranno alle molecole in grado di promuoverne la crescita. In un altro recente studio era stata invece sottolineata l’importanza di rimuovere i bulbi piliferi giusti per favorire la crescita degli altri.
Questi risultati permetteranno certamente passi in avanti importanti per combattere la caduta di capelli, ma la strada è ancora lunga. «Nonostante tutto siamo ancora lontani dal realizzare una precisa previsione della perdita dei capelli per ogni singolo individuo» ha spiegato in un comunicato stampa Riccardo Marioni, principal investigator dello studio.
Se ciò non è ancora possibile, è comunque stato notato che il sistema predittivo basato su questi dati funziona in maniera più precisa su ristretti gruppi di persone, già predisposte alla calvizie. In ogni caso sono necessarie altre ricerche che analizzino anche il fattore-età, elemento non tenuto in considerazione all’interno di questo studio.
Fonte La Stampa.it