In Italia si stima che ogni anno il papilloma virus sia responsabile di circa 6.500 nuovi casi di tumori in entrambi i sessi, circa 12.000 lesioni anogenitali di alto grado nella donna e almeno 80.000 casi di condilomi genitali. L’efficacia dei vaccini contro la patologia Hpv-correlata e’ oggi ampiamente dimostrata. Risultati positivi e problematiche di copertura vaccinale hanno caratterizzato il decennio di programmi organizzati di vaccinazione.
E’ quanto emerso oggi agli Istituti Regina Elena e San Gallicano all’incontro “10 anni di vaccinazione Hpv”. Un bel gol arriva dal vaccino Nonavalente che, da Febbraio scorso, e’ disponibile anche in Italia. La vaccinazione protegge dai nove ceppi di Hpv umano responsabili delle lesioni precancerose, dei tumori del collo dell’utero, della vulva, della vagina, dell’ano e dei condilomi genitali in adolescenti maschi e femmine. Il Nonavalente rappresenta una importantissima innovazione biotecnologica e insieme ai nuovi programmi di screening con il Test Hpv, che sostituisce il Pap-test, danno il via ad una prevenzione globale impensabile fino a dieci anni fa. La sanita’ pubblica punta ad implementare campagne gratuite rivolte alle dodicenni per una progressiva immunizzazione degli adolescenti esposti a rischio di infezione. Per usufruire al massimo dei vantaggi che arrivano dai programmi vaccinali e di screening e’ necessario che la schiera multidisciplinare di medici che ruota intorno alla malattia Hpv-correlata, dall’igienista, al ginecologo, pediatra, dermatologo, medico di medicina generale, otorino o il proctologo, illustrino a pazienti e familiari i benefici della vaccinazione, in modo aggiornato e scientificamente corretto.
Nondimeno e’ importantissimo far percepire la vaccinazione come una opportunita’ di protezione per i propri figli e favorire la consapevolezza del bilancio positivo tra benefici ed eventi avversi. Sono intervenuti al meeting promosso dall’Hpv Unit e la Ginecologia Oncologica Ire, i massimi esperti sul tema tra cui Xavier Bosch, del Cancer Epidemiology ResearchProgramme dell’Ico (Institut Catala’ di Oncologia) e Maria Kyrgiou, dell’Imperial College di Londra. “In Italia il nuovo piano vaccinale coinvolgera’ anche i maschi- dichiarano Luciano Mariani e Aldo Venuti, Responsabili dell’Hpv Unit- un passo importante di equita’ sociale, che tra l’altro protegge alcune fasce ad alto-rischio di malattia (Men whohave sex with men – Msm), contribuendo al successo del programma stesso. A tutto questo si affianca l’arrivo nel nostro Paese del nuovo vaccino 9-valente con un potenziale di prevenzione del 90% per il cancro del collo dell’utero, del 75-85% per le lesioni precancerose Cin 2 e 3, dell’85-90% per il cancro della vulva, dell’80-85% per il cancro della vagina, del 90-95% per il cancro dell’ano e del 90% dei condilomi genitali”. Gran parte delle persone sessualmente attive contraggono il papilloma virus. La vaccinazione contro l’Hpv da’ importanti benefici e cio’ puo’ essere riscontrato nei Paesi che da anni adottano programmi organizzati. “L’Australia- spiega Enrico Vizza, Responsabile della Ginecologia Oncologica Ire- e’ stato il primo Paese, a partire dal 2009, a registrare la drastica riduzione dei condilomi genitali a seguito dei programmi di vaccinazione: una riduzione di oltre il 90%. I benefici della vaccinazione non sono stati solo a carico delle dodicenni coinvolte nei programmi vaccinali ma anche dei maschi coetanei eterosessuali (-40%). In altre parole, la protezione post-vaccinale delle giovani ragazze si e’ trasferita anche sui loro partner”.
Risultati analoghi emergono in tutti i Paesi con un’alta percentuale di adesione ai vaccini quadrivalente e bivalente, come la Danimarca, dove la condilomatosi e’ virtualmente eliminata e si evidenzia una netta riduzione anche delle infezioni e delle lesioni precancerose Cin 2 e 3. “La vaccinazione contro Hpv- dichiara Gennaro Ciliberto, direttore scientifico Ire- e’ una ulteriore dimostrazione di come la ricerca avanzata sia capace di produrre risultati tangibili nella nostra lotta giornaliera contro il cancro. La prevenzione viene prima di tutto. Sta a tutti noi valorizzare questo risultato al massimo attraverso la giusta informazione e campagne incisive rivolte ad eradicare i pregiudizi contro le vaccinazioni”. “La cultura della prevenzione sta cambiando- conclude Francesco Ripa di Meana, Direttore Generale Ifo- attraverso la promozione di una adesione consapevole ai piani di prevenzione. Cio’ potra’ contribuire molto al miglioramento della copertura vaccinale. La ‘prevenzione attiva’ e’ di sicuro la migliore arma a difesa della salute e del benessere”. (Fbdc/Dire)
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