Arriva dalla Svezia, ed è firmato da alcuni giovani e intraprendenti studenti, un nuovo strumento che promette di rendere le strade più sicure e aiutare a salvare delle vite: in sperimentazione attualmente sulle ambulanze di Stoccolma, è in grado di bloccare le autoradio che trasmettono musica ad alto volume – e dunque impediscono di sentire la sirena – sostituendola con un messaggio che informa del veicolo di emergenza in avvicinamento.
Il sistema EVAM, messo a punto dagli studenti del KTH Royal Institute of Technology di Stoccolma, prevede una trasmissione radio da parte del mezzo di emergenza sulle frequenze FM vicine (a patto che le radio siano dotate di Radio Data System), e la comparsa di un messaggio di testo sul display della radio.
Il segnale arriva, ad autoradio accesa, interrompendo cd, radio o musica da bluetooth con una voce che annuncia il sopraggiungere dell’ambulanza, prevedendo in anticipo quanto tempo prima l’automobilista deve ascoltare l’avviso a seconda del traffico. Il che significa che i tempi saranno diversi a seconda che ci si trovi nel traffico cittadino, in autostrada o su strade a scorrimento veloce.
Il progetto, hanno spiegato i suoi creatori, nasce dopo avere notato l’aumento degli incidenti che coinvolgono ambulanze e automobilisti che non hanno sentito la sirena a causa della musica troppo alta che invade l’abitacolo: il tempo necessario alla reazione, di solito, è di 10-15 secondi, mentre sempre più spesso capita che gli automobilisti si rendano conto della presenza dei mezzi di emergenza soltanto un paio di secondi prima di vederli e ne vengano colti di sorpresa, proprio per colpa dell’isolamento acustico.
Al momento la sperimentazione riguarda soltanto le ambulanze di Stoccolma, ma al termine del periodo di prova di tre mesi, se l’esperimento avrà avuto successo, anche il resto delle ambulanze svedesi verranno dotate del sistema EVAM.
Fonte: ANDREA BARSANTI La Stampa
In copertina, foto By Stefan Lindström (Own work) [CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons